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Assistenza agli anziani

L’età bisbetica negli anziani

L’anzianità è una bisbetica democratica. Bisbetica, sì, perché c’è sempre da ridire sul comportamento dei muscoli, le giunture, i crampi notturni ecc ecc. Ed è democratica giacché, prima o poi, coglie tutti quelli che al vitale treno in corsa restano agganciati.

Dietro le quinte

Una della grandi emozioni della mia vita, l’ho provata dietro le quinte di un teatro.La semioscurità era punteggiata da viavai farneticanti, calpestii ansiosi, fruscio di lunghe gonne. Qualche spiraglio mostrava il pubblico in attesa.Poi il palco si è illuminato. Il sipario è scivolato ai bordi della scena. Stava per essere rappresentato ‘Le nozze di Figaro’ di Beaumarchais. Gli attori hanno dato il via a dialoghi che conoscevo a memoria. Dalla sala buia emergevano le persone sedute in prima fila.Ebbi la sensazione, mentre seguivo lo spettacolo da un angolo buio, di assistere al senso della vita. È stato indimenticabile.

Luce riflessa

Quando andai in pensione mi sembrò di vivera di luce riflessa, come quella sera. Però senza emozioni.A lungo ero stata protagonista di me stessa, pigiata da quotidiani esigenze in mezzo a comprimari, partecipanti, spettatori legati alle mie vicende, ed io alle loro, da una distanza più o meno ravvicinata.Conoscevo persone che avevano superato gli 80 anni e lavoravano vispe e attive. Cosi avrei fatto anch’io. Sembrava non finisse mai, invece dovetti cedere alle imposizioni della salute.

Una come me

Non che fosse sgradevole tutto quel tempo libero, però mi sentivo spaesatafiacca, in colpa e pure inutile. Non era ancora iniziata la filata dei nipoti.Affrontai un trasloco furioso cui seguirono mesi a dimensionare gli spazidella nuova casa all’uso e consumo di tutto l’ambaradan che mi porto appresso.

Presi a ciondolare tra pensieri e oggetti da sistemare. E scrivevo. Non facevo altro. Calmati i bollori, il mio organismo calò nel pendio opposto. Ero ingrassata, le gambe dolevano, vedevo le ‘lucciole’ quando mi alzavo dalla sedia.

Mi misi con buona lena a sezionare ordinatamente le attività delle giornate: colazione, ginnastica, pulizia, spesa, cucina, scrittura, amici.

Il denaro era più contato di prima, però concedeva qualche ventura il cui costo stava nel tempo che m’avanzava. Avrei potuto fare l’apprendista in qualche bottega artigiana e andar per mostre e poi c’era il teatro e qui e là e questo e quello….

Dovetti limare quei progetti per ridurli nella misura che il carico degli anni suggeriva.Oggi sono una curiosa rumentina. Prima dell’epidemia uscivo per andare dai nipoti, incontrare vecchi amici sotto i portici di piazza della Repubblica. Si comprava un libro, capitava che si pranzasse dal cinese dietro l’angolo. Qualche volta ci ritrovavamo a consumare il pranzo della domenica dalla più talentuosa a cucinare.Sarà bello rivedere i nipoti e gli amici, ritrovare le care consuetudini.

Una come voi

Una volta liberi dagli impegni lavorativi, anche voi avrete pensato di fare, disfare, riorganizzarvi la vita,Ora che il palcoscenico è spento, quella vita che abbiamo preso a bracciate e boccate, quella dove gli esami non finiscono mai, prosegue oltre noi.Va avanti per conto suo.Seduti dietro le quinte, abbiamo una visione d’insieme che mancava quando eravamo sul fronte del ‘come fai sbagli’. Potremmo chiederci se la nostra parte sia stata ben assolta, fare confronti, ricavare moniti, insegnamenti. E magari partecipare alle rappresentazioni altrui,

Affrettati lentamente

Il mio motto è festina lente – affrettati lentamenteNon so voi, ma io ho sempre detestato gli incitamenti a fare le cose inj fretta e furia. Non perché io sia una perfezionista. O meglio, lo sono nelle cose che amo e su quelle m’impunto. Ma anche dove sono ciabattona ho bisogno del mio ritmo.Con me non funziona il bastone, e neppure la carota. Non mi tiro indietro davanti a ciò che sento come un dovere, ma perdo le coordinate nell’usare tempi e spazi alla maniera altrui. Niente arriva a maturazione col fiato altrui sul collo.Nel mio tranquillo tran tran trovo sempre il modo di compiere tutto il mio daffare. Oddio, Proprio tutto…. Insomma,

La ricetta del… dopolavoro

Parodiando le ricette di cucina, ecco un procedimento utile:

Ungere le ore con grate faccende, aggiungervi qualche nipote, se li avete, condire di buonumore, lasciar riposare e servire.

Volete sapere quali sono le ‘faccende grate’? Frugate nella vostra dispensa mentale e tirate fuori qualche spezia con cui spolverare e lucidare le giornate.Rammentate la parabola dei talenti? Li volete riportare intonsi?Non voglio dire che dovete dirigere un film a 89 anni, come Clint Eastwood.Che poi, finché c’è il tempo di provare altre misure, chi lo sa…

‘Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga una vita.’

Questo diceva il mio caro Oscar.Ed io aggiungo: prima si impara, meglio è

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