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Curiosità

Virus ozio e anzianità

Andiamo diretti al tema di questi giorni

Fare e non fare? Questo è il dilemma.

In questi giorni l’ozio è diventato un salvagente imposto a tutti, anche agli anziani che si sono riciclati come nonni.

Mancano i nipoti ed è certo che foto e video non sostituiscono i giochi e le risate che ci fanno fare.

Dobbiamo avere pazienza. Impariamo a lasciar correre le ore senza rincorrerle per andare alla chiusura dell’asilo.

Elogio al dolce far niente

È un’eletta compagnia quella che apprezza il.Nonfare.

Proviamo ad allinearci con sociologi, scrittori, filosofi amanti della pigrizia.

Lo storico dell’arte Bertand Russel scrisse un gustoso, ironico, arguto ‘Elogio dell’ozio.’ E lo scrittore Ferrnando Pessoa sosteneva che scegliere metodi per non agire è stata l’attenzione e lo scrupolo della sua vita.

Un esempio?

Ecco delle frasi estratte da ‘Elogio della pigrizia’ di Jacques Leclerc.

“Non è correndo nel tumulto delle folle che la bellezza si schiude, si riconosce….

Se talvolta un pensiero un capolavoro scaturisce in un lampo è perchè l’ha preceduto una lunga incubazione di vagabondaggio ozioso… Le grandi opere e le grandi gioie non si gustano correndo.”

Avete capito? E non state a rimuginare se non avete combinato un’opera d’arte!

Intanto avrete aperto qualche spiraglio interiore; ci sarà tempo per accedere a spazi immaginativi, illuminanti.

Esercizio giornaliero.

Ora, qui, l’ozio è inteso come un’occasione per ritemprarsi. Non voglio riferirmi alla meditazione e discipline simili.

Questa pratica oggi è riservata solo a coloro che le conoscono bene e possono farle da soli.

Ho fatto yoga, qualche decennio fa. Da qualche parte, chissà dove, sarà rimasto un manuale.

Proviamo ad abbandonarci al riposo in un ambiente confortevole, a nostro gusto e misura.

Io preferisco il silenzio, ma voi potete scegliere una musica rasserenante.

Teniamo il corpo immobile mentre il cervello si libera piano piano delle preoccupazioni ed i refusi della giornata.

Se trascorriamo giornate lente, serene, il sonno notturno scivolerà senza spintarelle sonnifere.

Direte voi: e le pulizie di casa? La spesa? L’alimentazione?

Rassicuratevi. Non voglio fomentare un eccesso di pigrizia. Bisogna pur mangiare, che diamine!

In un giorno ci sono 24 ore: 8 per dormire (magari!) e 8 da utilizzare per le necessità domestiche e familiari. Restano 8 ore .Giusto?

Conciliare lavoro e riposo

Semplificate la vostra vita dedicando ogni giorno ad una occupazione specifica. Alternate i giorni delle pulizie (un giorno, una stanza), con quelle dedicato alla spesa, al bucato, la cucina.

Qualche ricetta ‘svelta’?

Sono infinite quelle offerte dalla pasta. Preparate varie salse per condirla. dedicando qualche ora di un unico giorno settimanale: mattina o pomeriggio, a piacer vostro.

Che le mettiate sottovuoto o in freezer, vi consentiranno pasta ben condita tutti i giorni.

Nello stesso giorno si possono preparare anche le verdure stufate, i legumi lessati, uno spezzatino.

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Alimentazione per Anziani

Alimentazione pregiudizi e coabitazioni per anziani

Diciamolo subito: l’anzianità è votata ad una parità dei sessi che non sempre è gradita alle mogli.

Non ci credete? Chiedetelo alle casalinghe.

Quando l’età della pensione si traveste da professione democratica.

Dopo millenni passati a dividersi i compiti: lui fuori di casa a combattere i draghi, lei dentro a combattere con i figli e la spesa, ogni donna è costretta a scivolare in una fase che somiglia alla pratica delle cosiddette pari opportunità.

E allora, perché la sequela di sfoghi scambiati con le amiche?

Qualche estratto?

“Ora che i figli hanno i loro giri, ora che mi posso godere un po’ di meritato riposo, mi tocca l’invasione dell’unno che pretende di cucinare. E non solo la domenica, ma tutti i santi giorni!”

“E il mio? Lo sai, eh, lo sai che passo ore dietro all’aspirapolvere, tentando di sfuggire alle sue richieste? Dov’è il colino? Mi dai il pepe? Ma dove tieni il.. coso? (mestolo, tanto per citare ‘La versione di Barney.’ Ma dell’alzheimer parleremo in altra occasione).”

Ecco il lamento che si leva dalle case da quando i mariti in pensione si alzano al mattino, belli freschi di giornata e pronti ad intasare, sequestrare, sporcare la bella, scintillante cucina, custodita con ogni genere di sostanza chimica per debellare il minimo passaggio di un batterio incauto.

Insomma, anche quei rapporti coniugali che sono filati lisci come l’olio, dovranno fare i conti, da ora in avanti, con le esigenze di un’assidua convivenza.

E arriviati alla somma, son cavoli!

Eggià. I cavoli.

I nutrizionisti sostengono che siano pieni di antiossidanti che fanno tanto bene.

Io mi fido, mi devo fidare, figuriamoci, da incompetente quale sono.

Però i cavalli non mi piacciono. O specificando: non tutti.

Come si può non accontentare la minestra di pane, quando chiede, pretende, il cavolo nero, specialmente se è destinata a diventare ribollita?

E mi piace molto, troppo, il cavolfiore in gratin. Conviene alleggerirlo se non volete trovarvi, come è capitato a me, a combattere contro una terribile colica.

Un consiglio?

Da allora, i pezzetti di calfiore li faccio bollire e poi li spadello velocemente.

Prima di metterli in forno li copro con un misto di ricotta, latte e grana, con buona pace degli integralisti culinari.

Atteniamoci al buon senso, alla logica, ai propri gusti.

Le altre specie di cavoli, inclusi i cavolini di Bruxelles, li lascio agli assertori del fatto che se una cosa fa bene bisogna farsela piacere.

Ma chi lo dice? La natura, madre maestra, ci aiuta ad aiutarci. E allora diamole retta! Mio figlio non ha più assaggiato un puré da quando gli fu imposto a scuola.

E anch’io ho degli sgradevoli ricordi. Fortuna che nella mia famiglia d’origine non usavano simili barbarie.

I piatti ingrati si potevano sostituire con fette di pane e formaggio, oppure pane e pomodoro strusciato e condito e anche pane, burro e pasta d’acciughe.

Ecco perché risale dall’infanzia la mia abitudine di tenerne sempre un tubetto in frigo. Può insaporire un risotto, una pasta, dei formaggi molli, però va usato con parsimonia.

Nell’epoca dei fuochi tiepidi occorre dosare obblighi e scappatoie, calcolati con un rapporto che da stretto è diventato strettissimo, tra alimentazione e salute

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Salute

Messaggi e video telefonici nell’era coronavirus

Si dice che la verità renda liberi.

A monte è la libertà che rende liberi, di imparare pensare conoscere, e niente come la sua mancanza ci fa sentire orfani.

Bando alle ciance crepuscolari! Nell’attesa che altri giorni tranquilli spuntino dietro l’angolo, ben venga la musica dalle strade. Ci fa compagnia. Ci ricorda che non siamo soli.

Sfizi da consolazione al tempo del coronavirus

Queste sono le considerazioni di una donna che si trova sul ciglio della terza età, ad una spanna o due dall’era quarta. E non state a sottilizzare. È una fortuna che i varchi tra una fase e l’altra non siano decretati da Greenwich.

Attraverso diligente questo periodo opaco perché voglio uscirne presto, e specialmente viva, ché tanto c’è da fare. Le consuetudini che anch’io, come tutti, ho dovuto sospendere saranno più apprezzate dopo l’astinenza.

Figli e nipoti li vedo e li seguo su whatsapp, e così i parenti e gli amici di sempre, più vicini ora che sembrano lontani. Condividiamo furiosi scambi di video: bizzarri, ironici, commoventi, scostumati, patriottici. Sono questi i talismani contro la balìa dei pannolini parabocca paravirus. L’ironia non manca e nemmeno l’amor patrio, ora che serve. Non ci resta che ridere, direbbe Massimo Troisi, della follia collettiva, positivamente contagiosa, per non disperdere il gusto tutto nostrano per la vita.

Le care abitudini

Coraggio, che ne abbiamo viste di peggio! Finito il coprifuoco torneremo ad organizzare con maggior entusiasmo i viaggi, gli incontri con gli amici, a frequentare la palestra, il cinema, per non parlare dei nipoti da baciottolare.

Intanto, c’è da rispolverare le passioni che si possono coltivare in casa, persino quelle che negli anni sono state trascurate. E magari a trovarne di nuove.

Diceva Goethe.

“Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità magia forza. Comincia ora.

Ecco. Cominciamo ora.

Passioni d’arte, musica e manufatti

Io ne ho avute di passioni, ma la maggiore, costante e irrinunciabile, è la scrittura.

E non solo perché ho molto passato alle spalle e voglio condividere le aspettative sul resto di vita che mi sarà concesso dal destino e dalla salute.

Una mia vecchia amica diceva che sono talmente fissata che scriverei anche gli elenchi telefonaci e gli orari ferroviari. Non è vero, ovvio.

Provate anche voi. Non a scrivere elenchi ed orari, ma pezzetti di vita, diari, le piccole e grandi cronache quotidiane da mettere sul profilo, sul blog o dove vi pare. E non preoccupatevi, nessuno si aspetta un novello Dante.

Se scrivere non fa per voi, ricorrete ad altre risorse. Tutti abbiamo dei talenti. Cercate il vostro, ora che il tempo vi avanza. Potrebbe essere la musica, i manufatti artistici, artigianali o chissà cos’altro. Non disdegnate il Faidate. Potreste riparare il motorino, una sedia sgangherata e magari costruire un bel castello con la plastica

Hai voglia di sbizzarrirti!

Alimentazione. Consolazione e Salute

Oggi mi faccio un pranzetto con i baffi. Riso cantonese rivisitato: uovo strapazzato, piselli, gamberetti. E stasera pasta condita con l’amato, dissacratissimo pesto. Sì, perché lo compro già fatto e ci aggiungo pure qualche pomodorino.

A me va bene così e sui gusti….

Musica nelle strade deserte.

Dalla finestra ntra a tutto volume l’azzurro da pomeriggio di Celentano; a seguire, i voli blu di Modugno. Che dire? Mai, prima d’ora, quei colori hanno avuto tanta volontà, e capacità, di commuovermi.

Qualche attimo di sospensione ed ecco il silenzio militare di Nini Rosso.

Evvai che do la sveglia con il concerto d’Aranjuez!

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Viaggi e Tempo libero

I passatempi per gli anziani

Quali possono essere gli svaghi degli anziani al tempo del coronavirus? I viaggi sono sospesi, le palestre chiuse. L’unico sport concesso sta nella giratina al supermercato e ritorno.

E così corrono i pensieri alle gesta, nostre ed altrui, che si svolgevano fuori dalle mura domestiche.

C’era una volta, e speriamo che torni presto, l’uso di svagare le giornate con le lezione di danza, classica o popolare, le biciclettate all’aria aperta,

E si sospira per i perduti capannelli con gli amici, le curve e le gradinate deserte.

Rievocazioni storiche

Chissà se la prossima estate potremo assistere agli storici tornei. Piacciono anche agli anziani i gagliardi spettacoli, malgrado le spinte alla globalizzazione, o forse, per accogliere i mutamenti degli ultimi decenni senza disperdere le proprie usanze.

Nella mia Toscana, il ricordo deile antiche giostre rionali si ritrova nel calcio in costume, il palio, la giostra del saracino e tanti altre festose commemorazioni del nostro passato.

Nei tempi pandemici conviene rivolgere l’attenzione alle abilità che non sono misurate in mezzo alla folla, di campioni forzuti a due o quattro zampe. Anche nell’alimentazione ci sono le faide campanilistiche. E come ci si accapiglia nel contestare la provenienza ‘vera’ delle cosiddette ricette regionali!

Le nonne cuciniere

Io non sono una di quelle nonne cuciniere inneggiate alla televisione dai ricordi di chef e comuni mortali, nostalgici del buon vecchio, indigesto, cibo.

Ho sempre cucinato per bisogno, supportata l’imperizia dall’avvento dei prodotti surgelati e da qualche straccio di fantasia.

Corso di cucina.

Ecco perché, parecchi anni or sono, frequentai un corso di cucina. Alla ‘maestra’ che eseguiva i piatti applicando istruzioni che si trovano dovunque, chiesi di inserire qualche variabile, tanto per cambiare. Lei si risenti. “Qui si insegnano i metodi tradizionali!”

Io, tapina, mi tacqui, ohibò.

Tornai a casa borbottando: chi vuole cucinare le ricette come sono nate dovrebbe far ricerche sugli usi alimentari in voga centinaia di anni fa. Forse millenni.

Un esempio.

La scottiglia è un tipico piatto etrusco, a cui, oggi, si aggiungono i pomodori. All’inizio, come molti piatti popolari, era fatta con gli avanzi, probabilmente di carni arrostite.

Il resto dipendeva, ed ancora dipende, dalle zone in cui si pratica.

Ricette del tempo che fu: scottiglia di Pratovecchio

Mario da Monte, pseudonimo di un gaudente gastronomo vissuto nei primi anni del novecento, prevede una base di manzo agnello pollo anatra tacchino faraona coniglio piccione maiale. Pare che si possa evitare soltanto il manzo e il piccione. E menomale!

Preparazione:

Fate imbiondire il classico battuto di cipolla carota, sedano in un tegame d coccio, se lo avete; altrimenti usate il solito tegame, sperando che l’autore della ricetta non la prenda male.

Aggiungere le carni, girandole più volte nell’olio evo per farle rosolare. A seguire: abbondante vino rosso e brodo di carne.

Dopo due ore di lento blo blo, unire passata e concentrato di pomodoro, sale, peperoncino.q.b. Infine, la chicca: fette di pane ben tostato e agliato.

Questa è la ricetta in uso a Pratovecchio, delizioso paese del Casentino. Messa così, sembra un piatto eccellente, forse troppo ricco per noi dell’era quarta! Nei paesi limitrofi corrono altre versioni; figuriamoci le mutazioni, appena ci si allontana!

Insomma, tutto fa brodo, purché sia saporoso, per realizzare la scottiglia!

Variante per stomaci bizzosi

La mia personale rivisitazione, e pazienza se scandalizzerò qualche contrada, prevede pollo e coniglio, arrostiti separatamente con olio evo, peperoncino (pochino) aglio, rosmarino, salvia, sale e mezzo bicchiere di vino; al maiale, o all’agnello (metto solo uno dei due), aggiungo l’alloro. A fine cottura unisco le carni e le spadello insieme a qualche pezzetto di pomodoro.

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Alimentazione per Anziani

Alimentazione nella terza e quarta età

Quando si diventa anziani a tutti gli effetti?

Alla fine dell’epoca lavorativa diminuisce l’importanza sociale. Quel tempo passato in mordi un panino e fuggi subito ad una scarica di doveri è finito.

Insomma, si diventa anziani a tutti gli effetti. Qualche dubbio lo avevamo già, ma quando è ufficialmente riconosciuto diventa una certezza.

Ed ora? Come si affronta il tempo libero?

1° caso: abitare da soli.

Se non c’è una passione da coltivare, molto del tempo è speso nella spesa.

Recarsi al supermercato diventa il motivo principale per uscire di casa. Ecco le fermate a studiare le componenti di scatole e scatolette, le tentazioni suscitate dai prodotti di lusso, nemiche delle magre pensioni. E per compensare la rinuncia si abusa di dolcetti e biscottini.

A costoro consiglio di adottare un cane. E bello grosso.

2° caso: vivere in coppia.

Se vivere da soli può indurre ad un minimo controllo dell’alimentazione, più difficile la rinuncia quando si devono accontentare gusti e malanni diversi, magari opposti. In questa situazione conviene armarsi di santissima pazienza e di un capace frigorifero.

3° caso: condividere la casa con i figli.

Il daffare non manca a coloro che fanno i nonni a tempo pieno. Un consiglio:noningurgitate tutto ciò che passa il convento e mai con la velocità e quantità dei parenti più giovani, cosa dannosissima.

In tutti i casi, nella solitudine o nella partecipazione familiare, scarsi sono gli impegni. Le amicizie rallentano, la sera si esce malvolentieri di casa, anche senza le imposizioni da virus.

E poi, la televisione offre di tutto, o quasi.

E poiché l’eros insoddisfatto si sposta nella gola, l’interesse che era dedicato al corpo come fonte di plurimi movimenti e piaceri, si stabilizza in un rione subbuglioso e periferico: la pancia.

Cucinare, che passione!

È nelll’arte della cucina che molti investono gran parte del tempo, trasformando la necessità in passione. Occuparsi dell’alimentazione dimostra che non siamo inutili, che abbiamo uno scopo, che il colore ed il sapore del cibo può sostituire quelli della vita. E così si discute sui valori della dieta mediterranea rispetto alla tailandese, la messicana, il caro pesce, sul metodo segreto per insaporire la carne.

Tutto bene, però dobbiamo controllare che queste gratificazioni non pesino troppo sui problemi di salute, congeniti e d’ordinaria usura, obbligando i nostri esausti organi ad una gara di resistenza.

Niente di nuovo sotto il sole, dicevano i filosofi antichi.

E niente di nuovo prospetta una sana dieta basata su cereali, legumi, verdura, frutta, pesci, carni bianche (nell’ordine).

Non trascurate i latticini, perché contrastano l’onnipresente osteoporosi (se non vi sono particolari controindicazioni). E non dimentichiamo che le carni rosse sono sgradite ai cuori usurati, come i prodotti integrali agli stomaci uggiosi.

Variare l’alimentazione conviene.

Togliamoci qualche sfizio senza perdere il sonno, ma evitiamo quei piatti pasticciati con cento insaporitori e chi più ne ha più ne metta! Di ricette gustose è pieno il mondo e l’Artusi.

Dobbiamo solo applicare un’accorta mediazione con le patologie del nostro organismo.

Un esempio.

Se come me non amate le verdurine lessate, stufatele con due spicchi d’aglio, un cucchiaino d’olio, uno d’acqua, due pomodirini, un pizzicotto di sale grosso.

Quando avanzano potrete unirle per insaporire un ottimo cus cus.

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Alimentazione per Anziani

Alimentazione e memoria negli anziani

Chi non ha una ricetta salvavita? Tutti, anch’io.

I miei non hanno la forma delle solite regolette numerate da mettere in riga e dimenticare o, peggio ancora …

Dicevo?

La memoria, già… alla mia età si dimentica cosa abbiamo mangiato la sera prima, ma si rammentano episodi pacificati dalla polvere, oppure riveduti e corretti.

Con l’avanzare della età diminuisce la capacità di reggere ciò che dà ansia. come quei film, anche belli, che accelerano i battiti del cuore e intorbano i sogni. Quando ero giovane, essì, anch’io… criticavo le persone che li evitavano.

Ma ora capisco. Non li reggo! Ecco, l’ho detto, ed a malincuore cambio canale. Ci sono tante scematine, rassicuranti come sonniferi! Oddio, vero che vi sono di quelle che conviene lasciar perdere….

Torniamo al tema. La mia ricetta è vivere ogni atto della giornata con qualche cerimonia d’apertura che dia corpo e valore alle piccole, ordinarie, cose quotidiane. Non mi riferisco alle faccende di casa, lasciamo perdere.

Si tratta di dare un tocco di colore, come il rossetto sulle labbra spente, alla giornaliera alimentazione.

Sistemo a modino il vassoio del pranzo e della cena, lo porto sul tavolino davanti al televisore, e dopo il funesto telegiornale vado in caccia di un consolante programma culinario.

Chissà che la loro diffusione non dipenda dall’aumento dei pensionati…

Amo i cereali. Mi faccio di pasta, di riso, di polenta….A proposito di polenta.

Avete mai provato a prepararla (quella precotta, lo ammetto), riempita di formaggi in stallo nel frigo e poi metterla in una ciotola per un minuto o due?

Nel frattempo, riempite un piatto con una pomarola ancora calda e versatevi sopra la gialla, saporita cupoletta. Una cucchiata sopra, una sotto….

Mentre me la gusto, mi chiedo cosa farebbero tutti quegli chef, simpatici o boriosi, se il Vespucci fosse rimasto a casa?

Ed io, come potrei preparare i miei sontuosi cus cus, senza pomodori, peperoni e peperoncini?

Per non parlare degli infiniti usi delle patate…

E il cacao? Ci rendiamo conto, sì?

Avrete capito che vivo in solitaria solitudine, se si esclude il gatto, le visite dell‘amica del cuore, il pomeriggi dalla nipote, i passaggi di quelli che abitano fuori via, le telefonate….

Insomma, ho preso tutti i vizi delle zitelle.

Chiacchiero da sola, litigo tra me e me con i vicini che lasciano la biancheria a penzolare per mesi e credono che il pianerottolo sia un personale ripostiglio.

E capita che bisticcii di santa ragione anche con me stessa. Ho imparato che criticarsi fa bene, sotto l’ombrello di un’affettiva indulgenza. Non pretendo di cambiare, sai la fatica; giusto una regolata per ricordarmi che sono viva, pensante e pulsante, malgrado il pannolino sulla bocca quando vado al supermercato.

Suggerimenti?

In tempi ‘pestiferi’ conviene la prudenza.

Passata anche questa, tutti dovremo vincere l’apatia ed uscire per una sana, economica, passeggiata all’aria aperta, riposando poi su una panchina a leggere il giornale, a fotografare un piccione impertinente, a chiacchierare con un amico.

Tutti, anche coloro che sono schiavi regnanti di una passione che costringe in casa. Me lo dico sempre quando divento pallida come un’ameba.

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Alimentazione per Anziani

Alimentazione e quarta età

Volete sapere, come vive chi ha molto passato alle spalle e poche aspettative future, quel resto di vita concesso dal destino e dalla salute?

Con l’arrivo della terza, e poi della quarta età, diminuisce l’importanza sociale.

Pochi gli impegni, le amicizie rallentano, la sera si esce malvolentieri di casa, anche senza imposizioni da virus.

L’interesse che la testa ha sempre dedicato al corpo, fonte di movimento e di piaceri,

scende verso un rione subbuglioso e periferico: la pancia.

1° caso: l‘anziano che abita da solo

Quel tempo passato in mordi e fuggi subito ad una scarica di impegni, ormai è speso nella spesa.

Recarsi al supermercato diventa motivo prioritario per uscire di casa.

E poiché

l’eros insoddisfatto si è spostato nella gola, ci si ferma a studiare scatole e scatolette, scartando quelle di lusso, nemiche delle magre pensioni,

compensata la rinuncia con qualche abuso, purché di qualità.

2° caso: l’anziano integrato nella famiglia.

Se il vivere da soli può indurre ad un minimo controllo, più difficile diventa il calcolo dei grassi usati nell’alimentazione. Ci si trova ad ingurgitare ciò che passa il convento e con la stessa velocità dei parenti più giovani, cosa dannosissima. Per non parlare dei dolcetti e dei biscotti realizzati per contentare i nipoti…

Nella solitudine, e così nella partecipazione familiare, ai problemi congeniti si somma, oltre all’ordinaria usura, il peso della gratificazione, obbligando i nostri esausti organi ad una gara di resistenza.

Ecco che l’arte della cucina investe il tempo d’avanzo, trasformando la necessità in passione. Vogliamo dimostrare che non siamo inutili, che abbiamo uno scopo, che si fa dell’arte con i colori del cibo, sostituti di quelli della vita. E si impara a discutere sui valori della dieta mediterranea, tailandese, messicana, il caro-pesce….

Queste considerazioni provengono da una signora che si trova sul ciglio della quarta età.

Dalle mie esperienze ho imparato che conviene attenersi al buon senso e alla logica. La natura, madre maestra, ci aiuta ad aiutarci. Diamole retta.

Mio padre preparava in casa le tisane per noi figlie, oltre a qualche elisir poco alcolico

All’epoca dell’influenza ‘asiatica’ curò le mie sorelle in casa, convinto che un ospedale sovraffollato fosse soggetto alla contaminazione.

Sosteneva che una mela al giorno leva il medico di torno… se si mira bene.

Vero che è campato fino a 93 anni, ma non condivido il suo parere.

Sebbene io tenda ad evitare l’ambulatorio, quando me lo posso permettere, ritengo che di medici ce n’è, e sempre ci sarà, purtroppo, un gran bisogno.

Niente di nuovo sotto il sole, dicevano i filosofi antichi. E niente di nuovo prospetta la sana dieta mediterranea, basata su cereali, legumi, verdura, frutta, pesci, carni bianche (nell’ordine).

Non ho fatto riferimento alle carni rosse ed ai prodotti integrali perché sono sgraditi ai cuori usurati ed agli stomaci uggiosi.

Dunque, conviene variare l’alimentazione tenendo conto delle patologie del nostro organismo.

E dal bisogno di contrastare l’osteoporosi.

Se, come me, non amate le verdurine lessate, potete stufarle.

Aglio, un cucchiaino d’olio, due gocce d’acqua, un pizzico di sale grosso.

Se volete togliervi uno sfizio senza perdere il sonno, evitate sarabande pasticciate e chi più ne ha più ne metta!

Di ricette gustose è pieno il mondo e l’Artusi, però applicatele con un’accorta mediazione.

Un esempio?

Se preparate il pollo in fricassea limitate la salsa all’uovo ed al limone.

La mitica salsa olandese è troppo burrosa per i derelitti che si ostinano ad amare la vita.

Vero che invecchiando si torna bambini, ma non facciamo i furbi…