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Curiosità

Sull’Amore per anziani

Vi parlerò d’amor….

Così cantava Wanda Osiris quando ero bambina. Fate pure i conti.

Ma quale amore, direte voi. Ancora?

Non dimentichiamo che l’amor che move il sole e l’altre stelle ha vari connotati e direzioni. E non ha età. Si ama a tre anni come a novanta e peggio è per chi non lo vuole ammettere.

Gli amori di coppia

È certo che non mi sogno di escludere i benefici della vita di coppia, laddove la convivenza sia maturata insieme agli anni nell’affetto e nel rispetto.

E neppure nego la possibilità di nuove relazioni, per gli ardimentosi disposti ad affrontare una simile sfida.

Non che ci sia qualcosa di male. Per carità!

Però a me mancherebbe il coraggio, e pure l’energia. Troppo faticoso il restauro, e costoso. Dovrei tenermi in forma, che dico, dovrei ritrovarla, quella forma perduta tanti anni fa. Ci vuole ben altro della ginnastica intorno al tavolo di cucina!

Non voglio rinunciare all’assonnato buongiorno del mattino per guardare lo specchio con diffidenza e star lì a spiar le occhiaie ed a contar le rughe che quello scostumato mostra senza un minimo di comprensione.

La filononnafia

Oggi mi è più congeniale un’altra specie d’amore. Quella dove gli anni sono un lasciapassare, una medaglie al valore.

Sì, perché sono felicissima nonna di deliziosi esserini rubacuori che vedo a puntate. Uno di loro, senza pensarci su, mi ha decorata sul campo nonna babysitter. La mia è stata una resa beata, incondizionata. Solo chi ha provato questa tardiva, specialissima forma, sostanza d’amore mi può capire.

Nonni d’Italia

Non so voi. Io mi ritrovo coi sorrisi delle grandi occasioni, a tuttidenti (si fa per dire), come una bambina ammaliata dal sacco appena aperto della Befana, davanti alle ciccine nuove, tenere, che deambulano dondolanti con acuti vocalizzi. Persino quando piangono lo fanno di gusto.

La nonnite non è una malattia, almeno credo, neppure la devianza psichica di un’età che ci vorrebbe ricondurre all’infanzia.

Diciamo che non si tratta di scegliere di fare i nonni. Si tratta di esserlo. E forse con questa predisposizione si nasce, senza saperlo fino al confronto.

Manca la voglia di perder tempo e il tempo di avere altre voglie, soprattutto a chi se ne è tolte a sufficienza al momento giusto. E poi fa bene alla salute quel filino di fatica nel muoversi tra filovia, bus e pure in treno, qualche volta.

Mary Poppins

E così ci si arma di una borsa Maripoppiana per tirare fuori di tutto e di più. Dal Garganella dei Puffi alle caramelle al latte fino a quei micro cioccolatini tanto ostici ai genitori. Li capisco. Vanno perdonati perché hanno le loro ragioni.

Anche noi. Non vogliamo disturbarne le regole, ma cosa non faremmo per corrispondere ai sorrisi dei figli dei figli, per accontentare i loro sguardi interrogativi? E non parliamo dell’impellente bisogno di farsi ricordare.

Lo sappiamo che dobbiamo limitiamoci ad essere presenti quando occorre, con una partecipazione che non disturbi le loro regole e non obblighi noi a scontri notturni con le ossa, a discussioni accese e sterili con i muscoli.

Però è vero che il ricordo di una frase con l’erre moscia, di una risata, di una manina macchiata di tempera, di una carezza, solleva parecchio l’umore. E ci si trova a sorridere nel buio della notte.

Fiorin Fiorello

Non mi credete? Diventate nonni e poi voglio proprio vedere.

Provate a lasciarvi usare da strapuntino per i gioiosi salti di esserini tutti allegri e biricchi. Abbandonatevi al salutare baccano di un biribissaio di giochi e balocchi ad oltranza. E poi ditemi se non siete diventati morbidi anche voi come gelatina.

Non solo figli

Dopo questo intermezzo ludico mi chiedo che cosa direte nel sentire come sono stata nonnizzata.

‘O guarda come si scioglie l’Orsina a parlare dei nipoti. Che sia un po’ rimbambita?’

Lo pensavo anch’io davanti alle smancerie di altri nonni. Quante storie, dicevo, non sono mica figli!

Già, è vero. Il fatto è che i figli si amano in maniera diversa. Quando loro erano piccoli, noi eravamo ancora giovani, timorosi. O forse ce ne siamo dimenticati.

Ora sono adulti, hanno avviato una famiglia, donando uno dopo l’altro, a me, al mondo, questi gioielli che hanno arricchito la mia vita.

Qualcosa è cambiato

Questi ed altri motivi ci spingono far pace con la nostra parte infantile, tanto per sbaragliare chi pretende di appaiarci alle cariatidi dell’Acropoli.

Se non siete stati ad Atene le avrete pur viste in qualche foto. Così altere e distanziate come fossero state costruite ai tempi di una qualche antica pandemia.

Sembra che siano rimaste lì per reggere l’universo. Nessuno le ha avvertite che parecchie faccende, bene o male, sono cambiate. Nei cieli, invasi da ferraglia tecnologica, e pure qui da noi.

Ufo o BOIT ed altri demoni

A proposito di Ufo, o meglio, di quei Brutti Oggetti Identificabili Terrestri che oscurano le stelle e chissa cos’altro.

Ce ne sarebbero di cose da dire sull’argomento e In altra occasione approfondiremo insieme la questione.

Si capisce, vero, che ho il vizio di dissertare? Sono sempre pronta a scavalcare l’oggetto in oggetto come fosse un ostacolo, per volare dietro al senso di una parola che ne richiamia altre, correndo di parola in parola con un infinito gioco che intriga la mia mente più di una tisana alle erbe….

Va bene, va bene, torno in carreggiata. Non mi par vero di badare al qui e all’ora.

La vita in crescita

Torniamo al tema. Alle vite in crescita, votate all’esplorazione del territorio che le circonda armate solo di un’ingenua, rubiconda rubacuori facciatosta.

Alzi la mano chi sa resistere alle argentine manifestazioni di questi giocherelloni sciacciapensieri mentre arrancarano sulla vita che li sta costruendo.

Non mi sento in flagranza di reato per aver abbandonato ciò che ero prima del loro arrivo. O meglio: ho selezionato le esperiene passate per far posto alle nuove.

Ho voluto dar aria, a conferma che la vita si trasforma e ci trasforma. Va avanti ma qualcosa di noi prosegue in crescita nel cammino dei tempi.

Non c’è bisogno di corrergli dietro. Lo fa con tutti. Menomale che non mi ha risparmiata!Cento baci e poi milleE ancora cento ne vorrei dare, scimmiottando Catullo, mentre osservo come si impara a circuire gli inciampi per assemblare le prime idee, articolarle, rifinirle. E come si collegano i primi significati, fino ad appropriarsi della consapevolezza di esistere.Sento, per vie profonde e misteriose, o forse molte semplici, che posso seguire il percorso di quei significati, che posso condividerne la consapevolezza.Grazie nipoti, per ciò che mi state insegnando.

Libera Uscita!

Da tempo non mI godo le sollecitazioni visive o sonore della loro presenza. E menomale che posso vederli e sentirli dalle foto e dai video.

Evvia! Come finisce la pandemia mollo tutto e vado di corsa (di corsa, ovvia…) ad abbracciare il nipotame, quello vecchio, si fa pe-r di-dire, e il nuo-nuo-vo.

Non so voi. Io divento un po’ citrulla e pure balbuziente quando ci penso.

Il fatto è che la mia mente si crogiola quando è appesa, sospesa in uno sventaglìo di dolcezze ed esortazioni birichine a disfarsi in coccole…

Lupetti in fabula. Dal telefonino arrivano delle foto. Scusate l’interruzione.

Io, ora, ho da fare.