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Nutrizionista

Mangiando S’impara per anziani

Il bicchiere mezzo pieno

Una premessa. Io faccio parte della confraternita del bicchiere mezzo pieno. Se un pezzettino di mondo mi casca addosso tendo di smussarne gli angoli, smorzare il fastidio e leccarmi i graffi, se ci arrivo.

L’inverno del mio scontento

Capita a tutti un periodo grigio e dunque anche a me. Il mio, fortunatamente, era

illuminato da due amorosi pargoli.

Quando cominciarono ad andare all’asilo, e poi alle elementari, le giornate parevano un labirinto senza uscita.

Conoscevo la storia di Robinson Crusoe, ma la spinta decisiva me la diede la lettura di Walden.

Fu cosi che, da casalinga per causa di forza maggiore, m’inventai un’esistenza alla maniera del Thoreau. Però scelsi una romantica palafitta in un’isola disabitata. Ovviamente i pargoli stavano con me.

Erano gli anni 76/77. Chissà quanti, prima e dopo di me hanno rifugiato il loro malvivere in oasi pacifiche simili alla mia?

La sapeva lunga chi congegnò quelle burlesche, inadeguate, ‘Isole del tesoro!!!

Partiamo dall’ape e dal fiore

Nel senso alimentare, ovvio.

I primi tempi del nostro soggiorno furono piuttosto primitivi.

L’alimentazione si basava sul misero orticello che avevo organizzato: agli, cipolle, pomodori, zucchine e radicchi, oltre ai malcapitati pesciolini che s’avventuravano sulla spiaggia. E dieci libri da leggere e rileggere a sfinimento.

L’affiliazione di qualche pappagallo non fu sufficente Ricorsi ad un compromesso con la civiltà.

Ogni mese dovevano arrivare, mittente non specificato, dieci tipi di alimenti e 5 libri.

Già che c’ero chiesi delle scatolette di fiammeri e l’adozione di un cane, un gatto, qualche gallina.

Elenco dei cibi

Dei libri selezionati scriverò in altra occasione.

Ecco l’elenco dei cibi, confortati dai prodotti dell’orto, da uova di galline che feci morire di vecchiaia, dall’acqua di un ruscello e da qualche pesce suicida:

-farina, olio, formaggio grana, latte, patate, riso, fagioli, limoni, zucchero cacao

Tanta roba! Una pacchia.

I miei figli non hanno mai saputo, almeno finora, di aver abitato con me in quel lontano rifugio. Traslocai in un luogo permeato di sogni più ravvicinati, ma ancora ci penso e rido mentre trufolo in cucina.

Torniamo all’oggi

il mio pranzo ideale è composto da qualche aperisfizio, un primo, dolcetto a chiusura.

Per le feste luculliane oso eccezionali piatti unici, come gli ossibuchi col risotto del Veronelli, la paella che ho visto realizzare sulla Costa Brava, il cus cus da esposizione e chi più ne ha più ne metta.

Gli aperisfizi

Pierre Buffet, cuoco di Francesco, viaggiava con un mobile che si apriva al momento di servire le vivande al re, creando quell’esposizione di cibi pronti che conosciamo.

Da lui nacque anche l’abitudine di chiamare buffet la credenza della sale da pranzo

Gli stuzzichini

Solitamente trattasi di 3-fettine-3 di pane splamate col pesto, e non solo di basilico; oppure con dei pezzettini di pomodoro ben conditi o magari dei crackers con frazioni di grana o pecorino, un pomodorino secco, tre olive. Più raro, ma vi capita una cucchiata rasa di paté di fegatini.

Per non abbondare con gli adorati trogoletti mi affido agli indimenticati duelli intestinali, con conseguenti, panciute, pacificazioni.

Sua maesta il Primo

E qui regnano indisturbati la pasta, il riso, la polenta (quella precotta).

A proposito di polenta. Non l’avevo inserita nella dieta isolana perché non esisteva ancora quella precolta. L’avrei messa al posto di… Non lo so di cosa ed è inutile star lì a pensarci.

Provate a riempirla con dei formaggi, anche quelli in stallo nel frigorifero, e poi versate il bollente composto in una ciotola. Aspettate un minutino o due prima di rovesciare la cupoletta sopra una pomarola profumata.

Una cucchiata sopra, una sotto….

Campanilismo in cucina

Intanto che me la gusto mi chiedo cosa s’inventerebbero quegli chef simpatici o boriosi che si affacciano dai programmi culinari televisivi se Colombo e il Vespucci fossero rimasti a casa.

Come potremmo preparare un decente menu settimanale senza usare pomodori peperoni peperoncini patate, farina di mais? E che cosa sarebbe la pasta senza un buon sugo di pomodoro? E la pizza? Per non parlare delle cacao.

Ci rendiamo conto, sì?

Star della tivvù

L’alimentazione è diventata una star di prima grandezza grazie alle colorate kermesse della tivvù. Alcune mi annoiano, altre m’intrigano, ma devo confessare che ho imparato ad insaporire le glorie nostrane spaziando su quelle altrui.

Qualche esempio?

Oggi uso ingredienti che prima trascuravo. Lo zenzero, per esempio, ed il curry, la curcuma, il miele con l’aceto di riso Mescolati alle solite ricette, con un occhio alle affinità e l’altro al buon senso (senza diventare strabici), sanno rendere assai gustosa l’alimentazione giornaliera.

Ultimo, ma non ultimo

Con i piatti salati me la cavo, più o meno, ma i dolci, ahiahiahi! Sarà perché bisogna essere precisini?

Non nego i pastrocchi che m’invento in due balletti con farina, uova, latte, olio, yougurt zucchero, tutto in dosi q.b. E neppure rinnego la cheesecake che porto quando mi invitano alle cene. La compongo con formaggio spalmabile (molta ricotta, poco mascarpone) e yogurt bianco, sempre quanto basta. I biscotti della base sono a piacere, purché siano ben sbriciolati insieme al burro. La preparo in versione estiva, senza l’uovo, perché è più fresca, leggera, e non va in forno.

Lo sfizio sta nel decorarne la superficie. Qualche fragolina, pezzetti di ananas, fettine di agrumi e l’immancabile menta.

Il fuoriclasse

Nelle cene conviviali, da noi in Toscana, si usano spesso i biscotti di Prato col vinsanto. Questo per coloro che hanno tutti i denti al loro posto

Io, se posso scegliere preferisco la zuppa inglese. Tutti gli altri dolci vengono a distanza di parecchie incollature, per usare un linguaggio da concorso ippico. Mi è stato riferito che si può fare anche con budini e savoiardi. Ho provato. Mah!

E per finire

La felicità è uno sprazzo di luce, la serenità è una giornata di sole.

Chi l’ha detto? E che ne so!

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Curiosità

Talenti nella terza e quarta età

È dimostrato che le persone si possono distinguere in molti modi. Uno di questi e il loro talento.

O senti l’Orsina che naviga ancora sui talenti, direte voi.

Il fatto è che qualsiasi manifestazione proviene dal bisogno di condividere qualcosa di sé con gli altri, anche se non sempre ne siamo consapevoli.

Oggi voglio inoltrarmi in due forme di talento. L’oratoria e la scrittura.

Andiamo agli antefatti

Ho sempre ammirato le persone che sanno mantenere una conversazione.

Io posso dialogare decentemente con due/tre familiari, o amici, per volta. Ma come sale il numero della compagnia, scema la mia capacità di sensata partecipazione.

Qualunque sia la circostanza, resto zitta e mutola, il sorriso scipito e anchilosato.

E peggio è quando m’impunto di cavarmi d’impaccio con qualche banalissima ‘frase fatta’. O magari attacco a parlare dei fatti miei con il ritmo di una mitragliata, quasi sempre fuori contesto e ragione.

Mi vengono fuori delle strampalagginisimili a questa, e non ci rinuncio anche se faccio uggia a me stessa, figuriamoci agli altri.

‘Se avessi saputo non avrei venuto,’ diceva un monello in un vecchio film.

Quando ci torno sopra con solitario flagello, posso solo compatirmi o ridere o tutte e due le cose insieme.

Nessuno è perfetto. O no?

Ho condotto per anni queste revisioni notturne.

‘E perché hai detto così? Avrà pensato che volessi offenderlo/a? Che scimunita sei!’

Tuttavia, non credo che stia meglio di me chi non ha l’abitudine di analizzare il proprio comportamento. Chissà la poltiglia che si tirano dietro! O non si sa che è sempre sbagliato il momento scelto per franare sull’autostima?

Secondo me le ricorrenti fustigazioni, date con mano leggera, fanno meno male.

Tutto giusto, a parole, però una sera ho detto basta. A che serve la fustigazione sulla collezione di figurucce, sapendo che la volta successiva ricomincio daccapo?

Mi voglio bene, mi sono affezionata a questo essere di cui ho l’esclusiva

E poi nessuno è perfetto. Perché dovrei esserlo io? A giudicare dagli esempi, sembra piuttosto faticosa, la perfezione. E pure nefasta, dai risultati.

Il periodo dell’esposizione

Malgrado queste considerazioni, continuavo ad ostinarmi nell’organizzare cene con gli amici e persino con qualche conoscente o giù di lì, in specie nel periodo ‘teatrale’. E menomale che potevo contare su amiche portate alla convivialità, altrimenti sai che barba si facevano, tutti quanti!

Ancora non so spiegarmi la ragione di quelle serate, da parte di una disorganizzata come me, e pure in cucina. Quando il lasciapassare sociale è scaduto, sono tornata con sollievo a secondare i miei interessi e i miei bisogni senza far clamore.

Ho ridotto le amicizie ai minimi termini e svicolo dagli impegni che costano fatica, anche se quando me li concedo ne esco stimolata.

È finito così quel periodo che chiamerei ‘da esposizione’. Nell’età della pensione l’ossatura chiede sostegno, riposo e coccole per durare a lungo.

L’oratoria

A questo punto ho dimostrato che non sono, né mai sarò, un’oratrice, né un’attrice. Posso solo dissertare, dal mio punto di vista, su ciò che non accomuna l’oratoria e la scrittura, sebbene sembrino, e forse sono, le facce della stessa medaglia.

Non sarò certo io a negare le difficoltà di esporsi davanti agli estranei. Anzi!

L’errore non ha rimedio. Ciò che è detto è detto ed a poco serve il ricorso alle gestualità del corpo, alle espressioni del viso. Che inciampo spaventoso dimenticare qualche brano del fervorino, del tema delconvegno, di un copione!

E tossire o starnutire? E se il pubblico non applaude?

Altro che il biasimo per le mie scene mute a tavola!

La giornata dello scrivano

La scrittura non chiede il consumo di corde vocali e di movimenti corporali. È sufficiente un minimo corredo di oggetti e l’uso delle mani.

Anche del cervello, ovvio, ma quello serve a tutti, più o meno.

Nel mestiere dello scrivano c’è tutto l’agio di mascherare le insicurezze con l’ironia. Ti affacci sopra una kermesse di personaggi scombinati per combinarli con frammenti d’essere che hai incontrato, conosciuto, immaginato, perduto. E intanto ti confessi, e non come avviene davanti al prete, ma per simboli sparsi, sogni ad occhi chiusi e aperti, come si fa dallo psicoterapeuta.

Detto questo, dove avrei potuto rifugiarmi, se non esistesse la scrittura?

È andata così fin dall’adolescenza. Ma questa è un altra storia.

Ferrea a chi?

Quando sono presa dalla scrittura dimentico di fare la spesa, telefonare, perfino mangiare, se la stomaco non reclamasse le sue ragioni.

Ho tentato più volte di applicare una ferrea disciplina ad orari e competenze. Ferrea… Ma va’. Diciamo che spartire il tempo tra le necessità del vivere e dello scrivere è utile per fare la ‘posata.’ Un giudizio fresco consente, giorno dopo giorno, di rileggere, tagliare, aggiungere, aggiustare la creatura imperfetta fino a portarla alla prima stesura. Riposerà in un cassetto e nel file sapendo che mai rinuncio al lusso, simile ad un vizio, di apportare successive correzioni sulle controfigure multiple che sono in attesa. Qualcuna mi saluta, festosa; altre, impermalite, corrispondono al mio nterrogatorio sbavando giustificazioni: io sono un prototipo. Rivolgiti all’autore. Dovreste far comunella.

Hai voglia di minaccare gli spiritosi che piglio la scopa e li ramazzo fuori dalla storia! Tanto lo sanno che saranno raccatti, ripuliti e pure lisciati.

Le irragionevoli ragioni

Qualche volta mi pare che un suggeritore lanci da chissadove frasi di senso compiuto, come fossero caselle di un puzzle sparpagliato. Ame, tapina, resta l’onere di sistemare ognitassellonella sua collocazione.

Ecco perché condivido questa affermazione di Nietzsche:”Viviamo nella presunzione di pensare, mentre è possibile che noi veniamo pensati.”Da chi, direte voi. E che ne so, io?. Certo è che questi pensieri hanno un gran fretta. Bisogna correrre a trascriverli per non disperderli.Capita che non sia facile inserire questi volatili ragionamenti, irragionevoli fino a quando trovano il contesto adeguato.Però è un esercizio parecchio stimolante.

Pensieri al pascolo

Alcuni appunti, raccolti in corsa su foglietti vaganti, non trovano impiego e restano in giro per decenni. Quando li ritrovo mi accorgo che la via d’approccio per utilizzarli potrebbe essere un rebus, oppure una scrittura astratta.

Un esempio?

-Dante e il suo alleato l’hanno pensata bella

-x i quanti esiste ciò che è veduto i ciechi nisba

-domani pago enel sennò staccano

-tempi accesi d’amore xxxxx dall’eterno ritorno

-latte pane dalla Sabrina che son + boni

-a far mercato del magma di verità e bufale.

Ho aggiunto solo le barrette all’inizio. Per il resto ho ripetuto quello che sta scritto nel primo biglietto che è capitato sottomano, con le stesse sospensioni delle x e la mancata punteggiatura. E non avete visto le posizioni delle frasi, sparse qua e là, sopra e sotto, usando biro di diversi colori.

Mi accorgo che sembra uno di quei giochini birbi dell’adolescanza. Ricordate le pagine ripiegate per nascondere ciò che è stato scritto da qualcun altro?

Abbandoni catatonici

Le bufere dell’oggi mi trovano col cervello intontito quando sfilano davanti al tavolino della cena. Zappetto tra i canali tivvù evitando scene da incubo e saghe sentimentalifere sulle brughiere inglesi rivisitate da cineasti alemanni. I salvanottesono film o fiction che consentono un veloce abbandono ad uno ‘svenimento’, o una ‘colica di sonno’, come mio cugino chiamava i miei sonni improvvisi, durante conversazioni familiari sul far dell’alba.

Se scelgo di leggere un libro posso dire addio alle 5-6 ore di pisolo canonico. Vero che interrompo la lettura quando voglio, ma è difficile isolarsi con Morfeo quando hai voglia disofisticaresull’immaginario altrui.

Un consiglio per i miei coetanei della terza e quarta età.

Non vi manchi un futuro che assolva le doti trascurate, date aria agli estri tuttora inoperanti, risvegliate quelli dormienti, raccogliete i dispersi.

In fin dei conti, tralasciando gli amori vissuti, gli affetti sopravvissuti, di noi resta ciò che siamo nati per essere, per diventare. Il fare è una conseguenza asservita alle circostanze, l’essere solo a se stesso.

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Curiosità

Le Magie disturbate di Disney

Tre generazioni sono cresciute con le magie di Disney.

La nostra fantasia si è nutrita con i film della sua casa di produzione. Ci siamo emozionati con le storie dei suoi personaggi, abbiamo riso e pianto alle loro disavventure.

I nostri genitori ci hanno accompagnato a vedere i primi cartoni animati della saga disneyana (Bambi, Cenerentola, Biancaneve ed i sette nani, Alice…). Noi vi abbiamo portato figli e nipoti, contenti di ritrovare scene rimaste memorabili e di vedere i film di produzione più recente.

Disney ed i disturbi mentali dei suoi personaggi

Psicologi, psichiatri e antropologi si sono chiesti se la casa cinematografica Disney abbia scelto intenzionalmente di diffondere messaggi emblematici attraverso il comportamento dei personaggi scelti per i film di sua produzione.

Esistono teorie che ruotano intorno alla tendenza del cinema disneyano di rappresentare alcune patologie della psiche umana.

Fiabe ispiratrici

Come accade nelle fiabe che li hanno ispirati, i protagonisti di questi adattamenti cinematografici espongono evidenti rappresentazioni di alcuni disturbi mentali.

Simili riferimenti si trovano in tutte le classiche storie per l’infanzia, da quelle scritte dai fratelli Grimm a quelle di Perrault e di altri autori per bambini, italiani o stranieri, che hanno ispirato film prodotti dalla la compagnia cinematografica di Walt Disney.

I personaggi disneyani

Alcuni psichiatri hnno battezzato alcune patologie psichiche facendo riferimento al comportamento dei protagonisti di molti cartoni animati disneyani.

E allora, vediamo di analizzare cosa si nasconde, secondo gli esperti della psiche umana, dietro le coloratissime, attraenti facciate di questi film.

Sindrome di Alice E Todd

Alcuni mettono in relazione i protagonisti di ‘Alice nel paese delle meraviglie’ con la sindrome di Todd, a causa della relazione tra i sintomi di questa malattia e le strane esperienze della protagonista.

La sindrome di Todd si riferisce alle allucinazioni visive come distorsione di dimensioni, forme, colori e persino con la presenza di più immagini come sintomo principale .

Nel film possiamo cogliere la micropsia e la macropsia, due disturbi neurologici che influenzano la percezione di Alice nel vedere gli oggetti più piccoli o più grandi del normale.

Il Coniglio Bianco di Alice

Secondo questa visione neurologica, il coniglio bianco che in ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’ appare con l’orologio tra le mani e l’ansietà negli occhi, soffrirebbe di un disturbo d’ansia generalizzato. Si tratta di una sindrome che porta all’esaurimento nervoso ed alla difficoltà di addormentarsi a causa della tensioni provocate dalla preoccupazione per i compiti quotidiani. Le persone soggette a questo disturbo possono soffrire anche di movimenti nervosi, involontari, come accade in chi soffre del disturbo di Tourette.

Sindrome di Ariel e Diogene

Le persone colpite dalla sindrome di Diogene tendono ad isolarsi in casa e ad accumulare oggetti di ogni genere. Per loro sarebbe quasi un sacrilegio gettarli via. Questa è una tipologia che di solito colpisce gli anziani.

Nel film ‘La Sirenetta’, Ariel è una giovane sirena che sogna di diventare un essere umano. Il suo passatempo preferito consiste nel raccogliere gli oggetti caduti dalle navi, per conservarli come un grande tesoro, proprio come fanno i pazienti con la sindrome di Diogene.

IL Ccomplesso di Bambi

Vogliamo parlare di Bambi, il protagonista di uno dei primi lungometraggi di Disney?

L’innocente cerbiattino ha dato il nome ad una sindrome che caratterizza persone sensibili, sentimentali e compassionevoli verso gli animali e, in genere, tutta la natura. Essendo iperprotettivi, amano prendersi cura dell’ambiente e sono ostili alle persone che compiono azioni dannose per il nostro pianeta.

La Bella e la Bestia – Sindrome di Stoccolma

La Sindrome di Stoccolma è una reazione psicologica in cui la vittima di un rapimento sviluppa un legame con la persona che la tiene prigioniera. In molti casi anche il rapitore prova dei sentimenti nei confronti della sua vittima, proprio come accade nel film ‘La Bella e la Bestia.’

Bella è una giovane donna che va alla ricerca del padre. Quando lo ritrova imprigionato nella casa di un uomo con il volto di bestia, si propone come scambio per liberarlo. Questa convivenza tra la bella e la besta li porterà ad innamorarsi.

Biancaneve e Narciso

In questo film la matrigna di Biancaneve rappresenta quel disturbo della personalità chiamato narcisismo, perché provoca un grande bisogno di essere ammirati.

Narciso era un bellissimo giovane che passava il tempo a rimirarsi nell’acqua, fino ad affogare nell’atto di baciare se stesso. La matrigna di Biancaneve usa uno specchio per assicurarsi di essere la più bella del reame e quando apprende che Biancaneve è diventata più bella di lei, la gelosia la spinge a tentare di ucciderla.

Sindrome di Peter Pan

Questo giovane impenitente ha dato il suo nome ad una sindrome che porta al rifiuto di diventare adulti.

Peter Pan è un orfano che preferisce vivere a Neverland, l’Isola che non cè, insieme ad un gruppo di bambini senza famiglia, proprio come lui. Tuttavia, sotto la sua maschera spavalda si nasconde la paura di misurarsi con la vita. Infatti, i pazienti affetti da questo disturbo non sono in grado di accettare il passaggio dall’infanzia all’età adulta.

Capitan Uncino

Hook, il personaggio conosciuto da noi come capitan Uncino, soffre di stress post-traumatico da quando la sua mano è stata mangiata da un coccodrillo. Questa sindrome porta ad essere perseguitati da ricordi disturbanti, portandoli a combattere l’ansia con l’iperattività.

La sindrome di Wendy

Non dobbiamo dimenticare un altro personaggio di Neverland. Wendy è la ragazza che ha seguito Peter Pan. Interpretando il ruolo di madre dei bambini perduti ha dato il nome alla sindrome di Wendy che è associata a quelle donne che amano esercitare il ruolo di madre.

Frozen E L’Agorafobia

L’agorafobia è il timore ossessivo di spazi aperti.

Elsa, la protagonista di Frozen, è affetta da questo disturbo dopo aver subito dei traumi a causa delle terribile esperienze subite durante la sua infanzia. All’inizio del film la giovane principessa perde i genitori in mare e sta per perdere anche la sorellina. Per questo motivo si è chiusa in sé e non vuole vedere nessuno.

Aladino e Jafar

Nel film basato sulla storia di Aladino, Jafar, il personaggio malvagio, rappresenta un sociopatico che soffre di disturbo antisociale della personalità. Coloro che sono affetti da questa malattia non sanno adattarsi alle norme sociali prestabilite.

La Bella Addormentata – Sindrome di KLENE-LEVIN

La sindrome di Klene-Levin è un raro disturbo neurologico, caratterizzato da lunghi periodi letargici. In questa fase vi è la possibilità di disturbi comportamentali e di amnesie che possono durare per settimane o mesi.

Aurora, la protagonista del film ‘La bella addormentata’, può rappresentare la sindrome di Klene-Levin. Cresciuta nella foresta grazie a tre fatine, un giorno si punge una mano per volere di Malefica, una fata cattiva. Da allora cade in un sonno profondo dal quale può risvegliarla solo un bacio di vero amore.

Cenerentola

In questo film si possono riscontrare varie patologie della psiche. La prima prende il nome dalla protagonista. Il complesso di Cenerentola è considerato una sindrome della personalità da dipendenza. sebbene non faccia parte dei disturbi neurologici accettati dall’OMS.

Solitamente, la sindrome di Cenerentola si verifica nelle donne che hanno idealizzato l’immagine maschile come il principe azzurro della fiaba di Perrault. Tendono a dipendere dal partner, con conseguente paura della separazione, e quando non corrisponde all’ideale che avevano immaginatoprovanouna grandissima frustrazione.

Il principe azzurro

La Prosopagnosia è una malattia neurodegenerativa che consiste nell’incapacità di riconoscere i volti delle persone. È una forma di agnosia visiva che colpisce il 2,5% della popolazione.

Dopo aver ballato con il Principe azzurro, Cenerentola fugge dalla reggia perdendo la scarpetta di cristallo. Il principe decide di provarla su tutte le fanciulle del paese e quando arriva davanti a Cenerentola la riconosce solo perché può indossare la scarpa che aveva perduto.

Pinocchio e le Bugie

La sindrome di Pinocchio consiste nel bisogno di mentire.

Al burattino di legno, ideato da Collodi, si allunga il naso ogni volta che dice una bugia.

Nella realtà non cresce il naso quando diciamo delle bugie, però può capitare che il nostro viso diventi rosso perché subiamo un aumento della temperatura corporea.

Pocahontas e la Sinestesia

La sinestesia è quella caratteristica umana che porta ad associare uno stimolo ad un senso diverso da quello da cui proviene. I pazienti con questa qualità affermano di vedere suoni, sentire colori o scoprire dei colori nel vento.

Quando Pocahontas insegna a John Smith le tradizioni della tribù native d’America, gli canta una canzone che descrive i colori del vento.

Rapunzel e il Disturbo Bipolare

Il disturbo bipolare è una malattia mentale che consiste in improvvisi cambiamenti di umore. Il paziente può essere sollecitato da sentimenti opposti, a breve distanza di tempo gli uni dagli altri.

Rapunzel, la protagonista del film Disney dai capelli immensamente lunghi, vive in cima ad una torre, dove è stata rinchiusa dalla sua presunta madre. Un giorno passa sotto la torre un giovane ladro che la incoraggia a lasciare la casa. Piena di curiosità, accetta di uscire, contenta di essere finalmente libera, ma una volta fuori, è in pena per il rimorso di aver disobbedito alla madre.

Winnie the Pooh

Anche i personaggi di Winnie The Pooh sono correlati ad alcune sindromi.

Winnie the Bear, per esempio, può essere associato ad un disturbo da alimentazione incontrollata, a causa della sua eccessiva golosità per il miele. Questa patologia porta a privilegiare determinati alimenti, mangiandone in quantità eccessive. I pazienti affetti dal disturbo da abbuffate compulsive sono spesso in sovrappeso, proprio come l’orsetto Winnie.

Pimpi

Pimpi il porcelletto, uno degli amici di Winnie, è sempre nervoso e preoccupato, imprigionato da una continua tensione. Anche lui soffre di ansia generalizzata, proprio come il Coniglio bianco di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Tigro

È questo un altro amico di Winnie. Simpatico, leale, esuberante, è convinto di poter saltellare come fanno i canguri.

Questo personaggio potrebbe riferirsi al disturbo da deficit di attenzione (ADHD), una patologia caratterizzata da iperattività e problemi di concentrazione che portano a ripetere sempre gli stessi errori.

Ih Oh

L’asino amico di Winnie che perde costantemente la coda, si può configurare come affetto da depressione e pessimismo, che crede di scansare dormendo gran parte della giornata.

Quando è sveglio vaga avanti e indietro con espressione cupa e preoccupata.

Tappo

Nella serie di Winnie The Pooh, il coniglio Tappo passa tutto il suo tempo ad occuparsi del giardino, per mantenerlo costantemente curato e pulito.

Questo personaggio può essere correlato ad un disturbo ossessivo compulsivo (DOC).

I pazienti che ne soffrono possono diventare ossessionati da idee o atti specifici, ripetuti senza misura.

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Alimentazione per Anziani

Anziani che non possono comunicare

L’assitenza ad una persona anziana è più complicata quando ha perso le sue capacità cognitive.

Non potendo dialogare, occorre molta attenzione da parte degli altri membri della sua famiglia per provvedere ai bisogni che non riesce ad esprimere.

Dovrà essere introdotta una particolare modalità di relazione con il caregiver familiare o di chi ne fa le veci, per sopperire alla mancanza di comunicazione.

Esistono enti pubblici e privati in grado di provvedere il costante funzionamento di un servizio

che possa garantire la sicurezza, la salute ed il generale benessere del paziente.

Facilitare la comunicazione

Alcune azioni possono ostacolare la comunicazione con un anziano malato.

Vediamo quali comportamenti dobbiamo evitare se vogliamo che accetti le cure che sono necessarie alla sua salute.

La persona delegata dalla famiglia dovrebbero parlare apertamente con il paziente delle operazioni da effettuare per salvaguardare la sua salute, senza dimenticare di rispettarne le esigenze e lo spazio personale.

Un comportamento irritato o impositivo può causare una reazione insofferente. Per ottenere il suo rispetto e calmare l’agitazione occorre sempre evitare di trasmettergli ansia.

Imporre o minacciare il paziente

Il servizio di cura va presentato all’anziano in modo positivo, ragionevole. Imporgli le decisioni senza coinvolgerlo lo riporterebbe ad uno stadio infantile, rischiando di favorire il suo rifiuto.

È necessario mantenere la calma, in qualsiasi situazione. Atteggiamenti nervosi potrebbero procurare ansia, con conseguente difesa e comportamenti negativi.

Agire senza avvertire

Nel caso in cui si rendesse nccessaria l’assistenza di una figura professionale, estranea alla famiglia, è indispensabile che il paziente sia avvisato in precedenza. Una sorpresa che lo colga impreparato può causare il rifiuto di collaborazione.

Badanti e anziani: consigli per una corretta convivenza

Può capitare che il paziente sia riluttante ad accettare l’intervento di una persona sconosciuta.

La cosa migliore è consentire una preventiva conoscenza del candidato che la famiglia ha ritenuto idoneo per la sua assistenza.

Molti problemi di questo genere possono essere risolti facilmente se il paziente è stato informato con delicatezza dei cambiamenti che lo riguardano. Coinvolgerlo nelle decisioni che gli sono utili lo renderebbe più proponso a partecipare.

Si consiglia di introdurre gradualmente il nuovo assistente. I primi giorni potrebbe occuparsi solo di una parte delle incombenze che dovrà svolgere, e per un periodo di tempo breve, per abituare e rassicurare il paziente.

Con il passare dei giorni ed il proseguire della familiarità, si possono aumentare le ore di permanenza e le cure da applicare.

Sarebbe opportuno che questa nuova figura evitasse di svolgere quelle attività che il paziente può compiere da solo, laddove non ci siano problemi, oppure con una partecipazione ai compiti che ne preservino l’autonomia, alleggerendo il suo bisogno di assistenza.

Condividere le operazioni che riguardano la sua salute, può creare un buon rapporto tra il malato ed il suo assistente,

In questi casi sarebbe fondamentale rispettare i tempi necessari al paziente per svolgere determinate attività, evitando così lo stress e, di conseguenza, la perdita dell’autostima.

Per raggiungere un buon rapporto di collaborazione è indispensabile che l’assistente rispetti, dove sia possibile, la privacy del paziente.

Il bisogno di calcio nella terza età

Il calcio è il quarto componente più importante nel corpo umano, preceduto solo da acqua, proteine e grassi. Il contributo di questo minerale è indispensabile per mantenere le ossa sane e garantire numerose funzioni dell’organismo.

Assumerlo regolarmente è necessario in tutte le fasi della vita, ma dall’età di 50 anni tutti dovremmo aumentarne il consumo.

A maggior ragione dobbiamo controllare l’apporto giornaliero nell’organismo di una persona anziana, evitando l’insorgere di complicazioni nella trasmissione degli impulsi nervosi e scongiurare le contrazioni muscolari, la coagulazione del sangue, il battito cardiaco.

É essenziale che la dieta abituale sia sufficiente a coprire l’esigenza di calcio, specialmente per mantenere la salute in età avanzata. Altrimenti, dobbiamo aumentare la dose giornaliera, in modo da prevenire dolori alle ossa e malattie come l’osteoporosi.

Con l’invecchiamento l’assorbimento del calcio nell’intestino diminuisce di circa il 20%.

Ecco perché un adeguato apporto di calcio è indispensabile a qualsiasi età, ma lo è maggiomente per un anziano. Il suo organismo richiede un minor apporto di cibo, pertanto può capitare che la quantità necessaria di calcio non venga consumata.

Quindi, sarebbe necessario un apporto maggiore rispetto al precedente fabbisogno.

Bisogni e carenza di calcio

È importante sapere che se un corpo umano non riceve l’apporto di calcio necessario alle sue funzioni, prenderà ciò che gli serve dalle ossa, aumentando così il rischio di osteoporosi.

Occorre altresì tenere presente che la carenza di calcio può causare altri gravi disturbi, come crampi, dolori articolari, ritmo cardiaco anormale, deterioramento del cervello, convulsioni

Per evitare questi problemi è meglio prendere precauzioni, consumando il calcio di cui il nostro organismo ha bisogno attraverso il cibo o gli integratori.

Alimenti ricchi di calcio

Un anziano dovrebbe assumere una quantità giornaliera i calcio compresa tra i 1.000 e 1.200 grammi .

Il latte, lo yogurt ed il formaggio sono le principali fonti di calcio. Tuttavia, possiamo trovare questo

minerale in altri alimenti, oltre ai latticini,

Bere un bicchiere di latte può contribuire al consumo giornaliero di calcio, ma non è sufficiente. Per questo motivo è importante seguire una dieta che includa diversi alimenti ricchi di calcio.

Possiamo annoverarne molti cibi che contengano buone quantità di calcio.

Verdure:

cavolo

crescione

cipolla

bietola svizzera

broccoli

ed altre verdure

Gli anziani dovrebbero consumare anche i legumi.

fagioli bianchi

ceci

lenticchie

germogli di soia.

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Assistenza agli anziani

Visite Mediche per anziani

La massa corporea degli anziani deve essere sempre sotto controllo.

È importante consultate regolarmente il nutrizionista o il vostro medico perché possa raccomandarvi le misure da seguire per eliminare l’obesità della persona anziana di cui vi state occupando.

Attualmente esistono delle soluzioni per prevenire i rischi derivanti da un eccessivo grasso corporeo, ma vengono applicate con successo soltanto nel fisico di persone giovani.

Questi trattamenti, come la riduzione dello stomaco, le diete ipocaloriche ed altri metodi, non vanno eseguiti sugli anziani.

Finora non esiste una casistica positiva.

Molto c’è ancora da studiare sulle reazioni di un organismo provato da un’età avanzata.

Terapie sostitutive

Ci sono casi in cui è possibile, nei casi di sovrappeso, applicare una terapia ormonale sostitutiva, basata sulla ricezione di quegli estrogeni che il corpo non produce più. Sono trattamenti specifici per le donne che hanno la necessità di contenere il peso corporeo. Portano anche altri vantaggi, ma

putroppo, l’assunzione di ormoni è ancora dibattuta scientificamente, in quanto è associata ad un preoccupante aggravamento di alcune malattie tumorali

Qualità della vita

Se volete che la persona anziana mantenga il giusto peso corporeo senza ricorrere a cure non sufficientemente testate, il vostro principale obiettivo consiste nel procurargli una buona qualità della vita.

I metodi per ridurre l’obesità in un fisico che si trovi in età avanzata, salvo particolari situazioni, dovrebbero limitarsi agli esercizi di mobilità idonei allo stato di salute dell’anziano, oltre all’apporto di vitamine, proteine e sali minerali da suddividere negli alimenti ingeriti nel corso della giornata.

L’attività fisica

L’esercizio fisico è essenziale quando si vuole ridurre l’accumulo di colesterolo e migliorare la sensibilità all’insulina

Con una dieta ben controllata e un esercizio fisico adeguato alla salute della persona anziana, potrete mantenere i vostri cari attivi e in forma per un lungo periodo.

Alimentazione

La miglior regola per mantenere in salute un anziano consiste nel mangiare poco e frequentemente, masticando con lentezza per digerire bene il cibo. Inoltre, non dovrebbe consumare meno di 2 litri di acqua al giorno.

È molto importante sostituire il burro con l’olio d’oliva, per cucinare. L’olio di oliva ha la facoltà di ridurre il colesterolo dannoso.

Se una persona anziana desidera fare uno spuntino tra un pasto e l’altro, la cosa migliore è quella di preparare un piatto contenente frutta o verdura.

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Curiosità

Difformità tra i sessi

Molte malattie colpiscono indifferentemente entrambi i sessi, però capita che abbiano effetti diverse su uomini e donne.

In questi casi bisogna tener conto che il metodo per curare queste affezioni, sebbene l’origine sia simile, potrebbe causare reazioni difformi, se non discordanti, su uomini e donne e dunque deve essere sempre applicato in base al sesso.

Inoltre, ci sono alcune patologie che riguardano, principalmente od esclusivamente, uno dei sessi: quello femminile o quello maschile.

Rischi nelle donne anziane

Un esempio è dato dai danni seguiti alla comparsa della menopausa.

L’aumentato peso corporeo, causato dalle cattive abitudini, è quasi sempre rafforzato dall’avvento della menopausa e porta conseguenze generalmente correlate al tessuto osseo e muscolare.

Tra le malattie associate all’obesità delle donne anziane, sono molte quelle che riguardano l’usura della cartilagine e la perdita del sistema di ammortamento naturale dell’articolazione. Questi aspetti dell’osteoporosi possono provocare dolori e movimenti limitati a causa della progressiva deformità ossea.

La diminuita densità minerale, calcio e collagene, può portare ad uno squilibrio dell’ossatura che diventerà più debole e fragile.

I Rischi negli uomini anziani

In seguito all’accumulo di grasso gli uomini tendono ad avere patologie che riguardano il cuore

Il rischio principale per loro è il colesterolo si può accumulare nelle arterie fino ad ostacolare lo scorrere del sangue. Queste placche possono arrivare ad ostruire completamente il passaggio, provocando la diminuzione o addirittura la cessazione del flusso sanguigno.

Capita così che agli organi non arrivi abbastanza ossigeno per consentire il corretto funzionamento, causando anche attacchi di cuore .

Prevenzione all’obesità negli anziani

È essenziale evitare la comparsa di queste pericolose patologie. Per prevenirle, dovete promuovere

delle semplici regole che vi saranno molto utili. Tra queste, sarà necessario il controllo giornaliero del peso corporeo.

Due sono le norme da seguire per una sana abitudine di vita: una moderata attività fisica e ua dieta equilibrata.

Ciò significa che occorre dedicare del tempo ad una ginnastica adatta alle possibilità della persona anziana. Una passeggiata di 10 – 20 minuti può essere mediamente sufficiente. Nel caso in cui il paziente abbia problemi di deambulazione, è consigliabile eseguire un allenamento che mantenga la mobilità dei muscoli.

Alimentazione

In genere l’alimentazione di un anziano dovrebbe essere sempre ricca di verdure, frutta e cereali e povera di grassi saturi e zuccheri raffinati.

Poiché ogni organismo ha le sue peculiarità, ciò che vale per uno non è detto che valga per tutti.

Per assicurarvi di scegliere la dieta specifica per l’organismo della persona di cui vi state occupando, la cosa migliore sarebbe consultare un nutrizionista che possa istruirvi con indicazioni appropriate.

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Curiosità

Come Eravamo Anziani

Nei giorni della pandemia ho ascoltato i lai di chi non resisteva nel sentirsi condizionato ad una serrata inattività dagli imperativi governativi. Ed ho visto le smanie di coloro che rompevano gli argini sanitari sentendosi dei ribelli, magari degli eroi. Ci vuol altro, carimiei!

E poi, ogni eroe è partigiano della propria contrada. Chi m’assicura che sia dalla parte giusta, che ovviamente è, e sempre sarà, la mia?

Poco cale delle ragioni altrui quando sbattono contro le nostre. Dico male?

Qualcosa di nuovo Qualcosa di antico

Non so che effetto abbia avuto su di voi, amici della terza e quarta età, il periodo di clausura. Io ho trovato qualcosa di sgradevole nel dilagare delle polemiche. Ma anche sensazioni che la mia infanzia conosceva bene.

Se vi attardate nella totale solitudine di richiami, di rumori, non sentite anche voi come tirano quei fili che ci collegano agli anni del dopoguerra?

Anni cinquanta

Oggi viviamo In un contesto sociale che muta di continuo, ma negli anni cinquanta la vita delle città era elementare, semplice.

Nelle ore lavorative le strade erano quasi deserte, e non a causa di un virus pellegrino. Ogni mattina scambiavano saluti frettolosi le donne con la sporta della spesa sotto il braccio.

Passava il postino a cavallo della bicicletta. Il suo mestiere non era solo quello di consegnare le bollette. Oggi è temuto, allora era atteso, ché si usava scrivere, e parecchio, quando non c’era whatsapp.

Capitava a scadenze fisse il grido: ‘Donne, c’è l’arrotino. Riparo coltelli e ombrelli.’

Nel pomeriggio, liberi dal doposcuola, i ragazzini gareggiavano con le biglie, noi bambinucce si saltava sulla corda o sui quadri disegnati col gesso in mezzo alla strada. Rari erano gli uomini che passavano fuori dall’orario di lavoro.

Rarissime le auto.

Fatti di casa nostra

I politici si davano un gran daffare per rimediare ai guai di una nazione distrutta dai vecchi e nuovi alleati. Le loro liti furibonde erano vissute consfiduciati scotimenti di testa o con speranzosa partecipazione.

Dovevano essere sanate in qualche modo le contraddizioni tra ciò che la gente aveva creduto di essere e ciò che si trovava a non essere, dopo un’indimenticabile carneficina di uomini, onori, fiducia che voleva essere dimenticata.

Come avrebbe potuto reimparare a respirare, a ricostruire il presente?

Il risveglio

In tanto lindore di bisogni, i buoni sentimenti emergevano con pudore e mosse pacate; quelli peggiori sfogavano le lische lasciate dal conflitto mondiale lapidando le faccende dei propri simili con un’ironia che sconfinava nel sarcasmo.

Sbirciare nelle casa d’altri sostituiva con favore i terribili spettacoli che avevano avuto corso fino a qualche anno prima e anticipava la smania collettiva per le serie televisive.

Cose d’altri tempi

Gli oggetti d’uso comune erano costruiti per durare e dovevamo tenerli ‘da conto.’ Si leggevano e rileggevano i libri che avevamo a disposizione, perché acquistarli era una piccole conquista che doveva soggiacere a questioni di priorità.

Un’impresa far quadrare la spesa annuale per le scarpe, i cappotti. E calcolato con matematica precisione era il denaro da riservare alla quindicina d’agosto. Negli anni di ‘magra’ andavamo nelle belle montagne pistoiesi. A Castiglioncello e perfino a Viareggio quando si poteva scialare.

Tappe fondamentali

Furono tappe fondamentali il frigorifero e il telefono, duplex, attaccato alla parete.

Fino all’avvento della lavatrice, le lenzuola venivano a prenderle e le riportavano piegate e profumate.

La televisione, che mio padre chiamava ‘l’acchiappacitrulli’, non era gradita. Entrò tardi in casa nostra e solo perché ci fu regalata.

Lessico familiare

Così Natalia Ginsburg chiamava le abitudini che l’avevano cresciuta.

Anche da noi girava un lessico di riconoscimento.

Il fischio di famiglia, per esempio. Lo udivo sottocasa e sapevo che mio padre, impiegato alle ferrovie, era tornato dal lavoro. E poi c’era la passione per l’ippica che accomunava quasi tutti, in un modo o in un altro. Dico quasi perché io diffidavo dei cavalli, dopo un paio di malaccorti contatti troppo ravvicinati.

Cose quodidiane

Nella mia prima giovinezza l’immaginazione aveva pochi supporti. Era così avulsa dalle incombenze quotidiane che sgorgava nel torpore che preludeva al sonno fino a mescolarsi con la realtà. Ci ho messo del tempo per distinguerle.

Sono arrivata tardi in famiglia, e inopportuna.Comunicavo al mio livello con un paio di cugini; altrimenti mi rifugiavo tra i giornalini a fumetti. Nella bella stagione stazionavano sotto la tenda para-indiana del terrazzo, costituita da una rustica coperta marcata FFSS (Ferrovie dello Stato), attaccata al gancio che sosteneva il filo per tendere la biancheria.

Sorridevo, non ridevo, delle avventure di Paperino, Topolino e compagni. Troppo facile riconoscere nei loro comportamenti, delle caratteristiche assai diffuse.

Gli intrepidi

Chi, tra coloro che oggi fanno parte della terza età, quelli della quarta avevano già altri interessi, non ha ingurgitatoa palate le avvincenti imprese di personaggi che erano davvero esistiti, come Buffalo Bill e Calamity Jane?

E Kid Carson? E Liberty Kid?

Quelle ricalcate dipoi da Tex Willer ci facevano un baffo!

Salgàri o Sàlgari?

Ho scoperto che si pronuncia Salgàri.

Un amico ha potuto appurare, cercando su enciclopedie, internet, depliants di guide turistiche, che i luoghi da lui rappresentati nei romanzi corrispondevano alle sue descrizioni. Erano realistiche le nozioni su paesaggi mai visitati da questo autore per ragazzi che alla fine dell’ottocento scriveva chiuso nella sua città.

Vero che passava giornate intere nelle biblioteche pubbliche. E vorrei vedere!

Qualcuno ha scritto che se fosse nato in altri paesi sarebbe stato maggiormente considerato. Ma si sa, da noi vige lo snobbismo che nega a molti autori il posto che meritano nel ricordo dei posteri.

Alle solite sto divagando….

Veniamo a noi

Mulinare le chete memorie del passato, impastarle con le zavorre del chiassoso, colorato presente che ne è seguito, è una sorta di rituale propiziatorio per esorcizzare vecchie paure che non sono completamente addomesticate.

E forse aiuta ad affrontare le incognite di un futuro aperto a cataclismi di varia specie, ma sicuramentei più sgradevoli di qualche giorno di clausura.

Uggiosa retorica?

Detto tra noi, non vorrei essere accusata di inciampare nelle retoriche imperanti, io che le ho sempre detestate, insieme a tutto ciò che è manierato fino a diventare patetico.

Però mi chiedo se non avesse ragione Heidegger quando sosteneva che ‘Solo il cammino a ritroso ci farà progredire.’

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Curiosità

L’obesità anziani

Nelle persone di tutte le età, ma specialmente negli anziani, più vulnerabili a causa dello stile di vita sedentario, l’obesità non crea solo problemi estetici. È necessario controllare gli eccessi del tessuto adiposo, soprattutto se è accumulato nell’area addominale, dove può favorire le malattie cardiovascolari, una delle principali cause di mortalità.

Ci sono delle regole per calcolare l’obesità di una persona. Solitamente è in sovrappeso un girovita superiore a 102 centimetri negli uomini e 88 centimetri nelle donne .

Cause di sovrappeso

Negli anziani il sovrappeso può derivare anche da componenti genetiche, ma più spesso è correlato ad una cattiva alimentazione e dalla mancanza di un adeguato esercizio fisico. In generale, l’obesità può derivare da uno stile di vita troppo sedentario e dal consumo di cibi ad alto contenuto calorico, inadatto alla persone anziane, in special modo se sono già affette da qulche disturbo.

In questi casi si possono avere delle difficoltà nei movimenti. Nel corso degli anni il tessuto muscolare si consuma e le forze diminuiscono, portandolo all’immobilità .

L’importanza dell’alimentazione

Occorre prestare attenzione anche alle situazioni opposte.

Se l’anziano è troppo magro o mostra debolezza nei movimenti, la causa può provenire da molti fattori. Uno di questi è l’alimentazione.

Capita che alcune persone anziane, affette da depressione e solitudine, si mostrino inappetenti, causando malnutrimento e carenza di cibi proteici e vitaminici.

Gli anziani sono molto delicati e quindi i problemi di nutrizione meritano un’attenzione speciale.

Per la loro salute è importante controllare la qualità e le dosi del cibo che viene servito.

Patologie associate al sovrappeso

L’obesità incontrollata favorisce negli anziani problemi digestivi (riflusso gastrico), respiratori (ipoventilazione, apnee notturne), psichici (depressioni ecc.).

Esistono anche rischi peggiori, in dipendenza dell’età e del sesso, come i disturbi del metabolismo, quelli neuroendocrini e cardiovascolari.

È attestasto che un peso eccessivo può provocare molte malattie, come il diabete, la pressione arteriosa, vari tipi di cancro e l’aumento del colesterolo.

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Curiosità

Diversamente qualcosa

Oggi si usa iltermine ‘diversamente’ per definire ciò che esula dal cosiddetto contesto di maggioranza.

E così, per il timore che le parole attestate nel dizionario possano risultare offensive, al posto di ‘disabile’ è stato coniato ‘diversamente abile’.

Giri di parole

Come dire che una persona non autosufficiente è diversamente sufficiente.

Io sono diversamente giovane e diversamente magra, gli animali e le piante sono diversamente viventi e magari la Terra sta diversamente girando…

Non sentite quant’è stonato, cacofonico il suono ‘diversamente’? Somiglia a quegli appellativi tanto di moda usati a pappagallo: blabla Edintorni, Nonsolo pincopallo…

Gli ufo tra noi

Come sempre accade ad ogni cantonata avviata a diffusione, siamo costretti a farci una ragione delle assurdità promosse da quei cervelli poco eminenti e parecchio grigi che potremmo definire, senza fallo.’diversamente’ intelligenti.

Qui, secondo me, conviene farsi una domanda.

Che siano degli UFO?

Per dire cosa?

Non esistono due esseri umani identici. Neppure i gemelli lo sono.

E allora, che panegirico per dire che siamo tutti ugualmente diversi o, se preferite, diversamente uguali.

Come ogni pianeta è un’isola in mezzo alle altre isole del cosmo, ciascuno di noi è un mondo vivente che si esprime e sente e pensa a modo suo e tutti insieme componiamo l’universo umano.

Dovendo scegliere un modo di vivere, non trovate interessante partecipare ad una miriade di unicità?

Girovagar tra i ilbri

Viaggiando in giro per il mondo, Baudolino e i suoi amici incontrano uno sciàpode. Costui si stupisce quando gli dicono che è diverso da loro perché ha una sola gamba.

-Anche voi… se alza una gamba ne ha solo una.

-Ma tu non ne hai un’altra da abbassare!

-Perché deve io abbassare gamba che non ha? Deve tu abbassare terza gamba che non ha?

Matrigne circostanze

Chiunque siamo, comunque siamo fatti, sta a noi abitare a pieno titolo in noi stessi, anche quando la vita tenta di strapazzarci.

Non sono i fattori che dipendono da matrigne circostanze a darci la misura di noi stessi, ma come usiamo i mezzi in dotazione.

I Piani di Assagioli

“Non sono responsabile dei miei pensieri ma dell’uso che ne faccio.”

Così diceva Assagioli, il primo psicoanalista d’Italia.

Questo psichiatra, filosofo, teosofo che ha intrattenuto rapporti epistolari con Freud e che ha avuto Jung come supervisore della tesi di laurea, vedeva l’essere umano come una costruzione a più piani. Secondo la sua teoria, il nostro presente si trova tra il seminterrato, deposito bagagli del passato, e l’attico, da dove si potrà infine contemplar le stelle.

Piani del vivere

A proposito di piani del vivere, è giusto rammentare, a chi è ancora giovane, che solo chi ne ha fatto esperienza conosce il vissuto che il tempo può accumulare sulle persone della terza e quarta età, mentre noi, giovani lo siamo stati.

Soltanto noi sappiamo che sotto la facciata sciupacchiata siamo sempre gli stessi. Sono le misure che ci hanno o ci siamo imposti, le fatiche e le emozioni, necessarie o grate, che hanno slembatoi nostri corpi. E sono stati i sorrisi e le lacrime a smerlare il nostro viso.

È questa ricchezza che ha impoverito il nostro corpo, il consumo che ne abbiamo fatto.

Avremmo dovuto rinunciare a vivere perché non si vedesse all’esterno ciò che abbiamo avuto, preteso, subito? Vero che di alcune prove avremmo fatto volentieri a meno, sul momento, ma solo perché non sapevamo che fossero collegate ad altre, imperdibili.

La difformità senile

Può capitare, a chi è affetto dalla degenerazione senile, disentirsi dimenticati in un angolo solitario. Sembra perduto il valore di ciò che è stato raggiunto, e magari, ci sentiamo irrealizzati per non aver avuto la possibilità di compiere le proprie aspirazioni. A pochi è concesso un simile privilegio ma, a nostra consolazione, c’è da chiedersi se non siano stati proprio gli inciampi, le mancanze, le bizze della vita, a darci la consapevolezza della misura di ciò che siamo diventati.

Il non essere

Lo affermava Gorgia millenni fa, assai prima che Shakespeare vi ricamasse il monologo di Amleto. Va detto che il bardo doveva conoscere l’antico oratore e tanti altri personaggi e vicende di luoghi italiani. Del poco che si sa di lui, molto è stato detto e scritto sulla nazionalità un po’ sospetta.

Che fosse diversamente inglese?

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Curiosità

In cammino per anziani

Evvia, la sessantena sta per finire. Alleluja!

Appena avremo il via alla libera uscita, chissà quanti si faranno un bel viaggio per dimenticare i giorni dell’iorestoacasa?

Viaggiare in casa

Non dimentichiamo che ci sono altri modi per viaggiare. Sono convinta che questo periodo abbia portato molti di noi a fare delle puntatine di fronte alla libreria di casa, dopo aver fatto i soliti cento giri intorno al tavolo.

Nei libri non troveremo gli infiniti universi di Giordano Bruno, non siamo pronti per simili imprese, ma infiniti modi di stare al mondo. Nel nostro, dico, che già ci basta ed avanza.

Viaggiare in se stessi

La maggior parte degli scrittori, antichi e moderni, amano il tema del viaggio come la perfetta metafora per pesticciare dentro le nostre gabbie psichiche. L’intento è quello di spingere il lettore a scoprire, non chi è, ma chi non deve essere; e non dove va, ma dove non gli conviene andare.

Sarebbe troppo complesso inoltrarsi nei meandri di ciò che siamo. Di tutto quello che siamo.

Viaggiare leggendo

Nel romanzo ‘L’isola del giorno prima,’ Umberto Eco descrive la storia di un naufrago che riesce a salvarsi grazie ad una nave abbandonata. Nell’esplorarla, oltre a trovare alcuni animali, scoprirà dei libri rivelatori.

Così il personaggio descrive la sua condizione, in una lettera alla sua amata:

‘….sono, credo, a memoria d’uomo, l’unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta.’

Forse è ciò che è successo all’umanità. Abbiamo fatto naufragio in un mondo deserto. O meglio, abitato solo dagli animali. Deve essere andata così.

Verso l’ignoto

Molti grandi viaggiatori si sono inoltrati nelle terre ignote.

Di alcuni sappiamo grazie ai loro resoconti, come Marco Polo, per esempio. Dopo essere stato a spasso lungo la via della seta dettò le sue memorie a Rustichello da Pisa e da bravo mercante le chiamò ‘Il Milione’. Circola il sospetto che lo scrivano vi abbia messo del suo per rendere la narrazione più avvincente.

Tralascio Colombo e compagni, che tutto o quasi si sa sulle loro venture, per saltabeccare fino all’eccelente Pietro della Valle. Uomo di sentimenti fedeli e curiose abitudini, mai si separava dalla bara della moglie defunta. Quelli erano uomini che sapevano amare le donne! Altroché!

Viaggiatori d’altre contrade

Mi soffermo su Darwin,giusto per menzionare le spedizioni che lo portaronoad elaborare la teoria sull’evoluzione delle specie. Doveva essere un tipo simpatico e on che avesse proprio torto, però, alzi la mano chi non avuto, almeno una volta, la voglia di dirgli: scimmia sarai tu!

Torniamo rasoterra. E dunque alle mie fobie.

Il mal d’auto

Da bambina soffrivo il mal d’auto. Chi non lo ha provato non può immaginare la nausea, il disgusto e tutto quello che ne consegue.

C’era stato un viaggio traumatico nella prima infanzia e forse la mia antipatia proveniva da quel primo trasloco. Quattordicenne, un lungo viaggio all’estero sancì l’intolleranza. Ormai cresciutella, andai con alcuni amici a trovare dei parenti che abitavano nella riviera ligure. Mi godetti il bello scenario fino a quando un incidente mi obbligò a puntinare un sopracciglio. Fortuna che non ne è rimasta traccia.

E pure il mal di mare

Ne vogliamo parlare?

Fui contenta di non soffrire il mal di lago, la serata che trascorsi in un battello sul lago Leman. Un improvviso incendio si risolse in fumo, però…

Voi che avreste pensato? Mi convinsi d’esser destinata a vivere da stanziale.

Ovvio che fossero inutili le lodi che una zia spendeva sulla costa amalfitana. E Sorrento qui, e Capri di sopra e Ischia di sotto. Ascoltavo senza curiosità. Tra me e quel posto c’erano parecchi chilometri. E poi le isole, col mar di mare….

Tanto bastava a farmi perdere l’interesse.

Lidi evocativi

Il mio futuro marito ed io accompagnammo un’amica a Positano.

Non immaginavo che la natura potesse creare tanta perfezione. E va detto che venivo da Firenze. Alla bellezza ci sono abituata.

Qui ci vuole un intermezzo. Che Paese delle Meraviglie è il nostro!

Positano era una calamita. Ci siamo tornati molte volte e così conobbi anche Ischia e Capri. Il mio ex marito amava giudare di notte. In teoria aveva ragione lui, nella pratica, io ci mettevo due giorni per riprendermi.

Ormai mi limito agli spostamenti da un rione all’altro della città, salvo le periodiche escursioni in treno per vedere i nipoti che abitano fuoriporta. Qualche altra gitarella l’ho fatta. E non solo per tornare a respirare nei luoghi che sono rimasti i lidi dell’anima.

Ho azzardato più volte il navigar per l’aere, benché sia sempre stato un sollievo ripestar le zolle. Non ho sofferto il mal d’aria e se non fosse per il timore del capitombolo….