Vivere pienamente il presente è importante. In tutte le età.
Del futuro non v’è certezza, secondo il Magnifico Lorenzo, e dunque usiamo bene ciò che abbiamo a disposizione.
Ben detto, direte voi. E come andrebbe usato questo tempo presente?
L’arte di vivere il presente
Partiamo da noi, gente anziana che ha imparato a fare,costruire e persino a sbagliare, ma è sempre stata pronta a pagare ed a rimettersi in piedi.
Ora che il periodo lavorativo è finito, sarebbe logico rimpiazzarlo con altre risorse permantenere attivi le gambe ed il cervello. Guai a lasciarsi intontire dal senso di vuoto che può portare all’abulia, a riempirsi di cibo e di nullaggini televisive fino alla depressione.
Arte come energia rinnovabile
Si parla continuamente di usufruire dell’elettricitàche si ricava dagli agenti atmosferici. La Terra è pervasa di energieprodotte dai venti, la luce, le piogge. Tutto l’Universo è composto di impercettibili particelle in moto, perché ciò che vive si muove.
Anche dentro di noi ci sono forze che circolano, che devono circolare. Le abbiamo usate e consumate, per corrispondere ai nostri bisogni ed a quelli della società. E qualche volta ne abbiamo abusato, allenandoci così alla resistenza.
C’è un arte del resistere e lo abbiamo dimostrato, anche con grandi sacrifici. E c’è l’arte della comunicazione, della partecipazione, della misericordia…
In mano all’arte
Ogni fatto ha bisogno delle cure del suo fattore per essere ben realizzato e niente come la passione può trasformare un talento in arte.
Le arti ed I mestieri sono alla base di ogni civiltà. Alcuni sono utili, altri indispensabili. Chi sente in sé il mestiere della carità ne faccia arte laddove chiama il bisogno.
Il lavorio e la dedizione di grandi pensatori ha favorito il progresso civile, nel bene come nel male, rendendo immortali le loro idee, le scoperte, le opere caritatevoli.
Ai posteri l’arduo compito di aggiustarle, migliorarle, un passo alla volta.
Mi riferisco ad artisti filosofi idealisti inventori scienziati (l’ordine è alfabetico per evitare polemiche). Molti di loro hanno speso e spendono tempo e ingegno fino a tardissima età, pur di sanare i malesseri umani, del corpo o della psiche, sopperendo perfino alle mancanze di chi non disponeva delle minime necessità al vivere quotidiano.
Tutti i mestieri possono essere utili, alcuni indispensabili. Chi sente in sé il mestiere della carità ne faccia arte laddove chiama il bisogno.
Arte artigiana
Consiglio a tutti coloro che hannoabbastanza energia di renderle fruttifere e dar loro un valore con nuove opportunità. Che importa se non siamo dei geni e non sappiamo fare grandi imprese?
Nessuno conosce tutte le possibilità del cervello, però sarebbe conveniente frugarci, ogni tanto. Non dico di sapere da dove veniamo e dove andiamo. Figuriamoci! Ma almeno cosa ci serve per imparare ad esistere, a tentare di esistere, a pieno titolo in noi stessi.
Sarebbe un bel passo avanti per comprendere come possiamo esprimere le nostre capacità.
L’arte del fare
Impara l’arte e mettila da parte, si diceva una volta. Mica grulli i nostri antenati!
Se avete ricevuto questi saggi bagagli disponete di una base da cui cominciare. Altrimenti, cercate ciò che sentite congeniale. C’è sempre una tendenza, un talento ignorato da tirare fuori. Andare a scuola dagli artigiani può servire ad apprendere i segreti dei loro manufatti, di qualsiasi genere.
Chi sa faccia, chi non sa impari, E così, qualcuno scoprirà impensabili attitudini e qualcun altroritroverà il talento abbandonato in gioventù, prima che la vita costituisse un bozzolo di doveri amori e diritti che non consentiva altri inserimenti.
L’arte delle piccole cose
C’è chi armeggia in giardino, come mio cognato. Vi farei vedere le cascate di camelie e di plumbago! E dovreste sentire l’aroma dei suoi limoni!
E c’è chi cucina. Il mio ex marito preferisce fare la pasta in casa che pispolare su internet. Dovreste vedere la sua tavola, coperta da ravioli in file ordinate, e gnocchi tagliatelle…
Qui voglio onorare anche le gattare, quelle gentili signore che salvano da morte certa i gatti che si perdono (e pure uno dei miei.)
Arte raminga
Ed io? Poco e nulla so fare. I miei svariati difetti m’impediscono di svolgere la maggior parte delle arti e dei mestieri. Diciamo pure quasi tutti.
Come giardiniera costo poco. M’appello alla buona indole di alcune piante. E non sono una brava cuoca. Ogni volta che provo una nuova ricetta finisco per modificarla a modo mio. E non sempre il risultato è positivo.
Non posso fare la gattara. Non sono portata a fare amicizia con gli estranei, siano gatti o persone. E poi ce ne vuole per nutrire tutti quei pellegrini di pelo e di passo!
È ovvia l’esclusione dell’arte oratoria. Vediamo cosa resta.
Ballerina? E l’equilibrio dove lo mettiamo? Cantora? Le malelingue dicono che sonoi stonata. Forse un pochino. Musicista? Avevo imparato ad usare i tasti centrali del pianoforte. Mi ero inventata pure una canzoncina. Ed è finita lì.
Scultrice? Mi prese la smania di plasmare la creta quando andai ad abitare nella casa di uno scultore.Presi qualche lezione da un’amica, poi dovetti traslocare da quel secondo piano alto come un quarto. Da allora ho perso l’interesse. Mi rimane un ricordo che mi porto dietro a memoria di una passione irrisolta.
Pittrice? Da giovane mi piaceva. Oggi potrei dedicarmi ad una tecnica molto astratta, come il puntinismo e le ditate con pollici ed alluci (avete mai provato? E allora non ridete), tanto per divertire i nipoti.
Mi dite cosa potevo fare, se non la scrivana e poi la nonna?
Come scrivana ho una lunga storia che se la racconto non finisco più.
Quanto a fare la nonna me la cavo perché mi piace.
L’arte della corsa
Che tu sia un leone o una gazzella, un proverbio africano ti consiglia di correre se vuoi sopravvivere. Ecco, sarebbe un bene, per noi anziani, continuare a correre. Correre, insomma. Diciamo camminare, va’, che è meglio.