Anche qui ci vuole un cappello d’apertura.
Userò i termini bestia o bestiola, sebbene suonino dispregiativi, per un semplice motivo che tutti sanno ma pochi ricordano, e cioè che anche noi apparteniamo al regno animale.
Dovevo pur distinguerci, in qualche modo.
Partiamo dal principio
Si usa dire che ci sono individui con una doppia personalità.
Il fatto è che tutti siamo dotati di due, tre, e chissà quante tendenze caratteriali, Alcune sono in mostra; altre non hanno trovato la strada per uscire e stanno solo aspettando il loro turno.
È riduttivo addossare atteggiamenti e convinzioni solo all’influenza dell’ambiente e le contingenze esterne, poiché possono derivare da fattori più… come dire, privati.
Troviamo diversità comportamentali nelle bestie della stessa specie, a causa della famiglia di provenienza o del trattamento che ricevono.
Noi, però, disponiamo di un enorme bagaglio di pertinenze, dissimili le une dalle altre, che dobbiamo a istinti provenienti da vari animali.
Ci sarebbe da chiedersi quante e quali porzioni di identità ospitiamo, dopo millenni di convivenza.
Bestie che siamo
Infatti, se cerchiamo le similitudini che ci accomunano ai nostri parenti di peli e piume, scopriamo che ce n’è più di una. Non per nulla abbiamo l’abitudine di raffrontare vizi e qualità umane con le loro caratteristiche.
Di esempi ne troviamo a bizzeffe.
Scontroso come un orso, cieco come una talpa, operoso come una formica, lento come una lumaca, Mangione o sudicio o altri vizi ed ecco il porco.
E c’è il popolo bue, l’umano gregge….
Mi fermo qui, ma potrei continuare a lungo.
Che vi piaccia o no, così è per tutti. Ed è così anche se non vi pare.
Mondo plurimo
Si dice che gli esseri umani siano gli ultimi abitanti della terra. Ma se è vero che gli ultimi la erediteranno, si allude proprio a noi?
Va da sè che vi operassero multiformi energie quando siamo arrivati. Se ogni cosa della natura contiene in sé forma e sostanza, forse nell’uomo è stato buttato un miscuglio di componenti da qualche buontempone, giusto per scoprire quale razza spuria ne venisse fuori.
Vediamo com’è andata: una fettina di scimpanzé, uno sguincio di delfino, una lacrima di pantera, coccodrillo quanto basta?
Gli ingredienti precisi non li sappiamo e così le dosi, ma è certo che ne è nata un’accozzaglia infinta di possibilità. Ecco perché ciascuno di noi è fatto a modo suo.
Retaggio
Chiunque fosse il demiurgo, ha influsso nel nostro retaggio animale una scintilla che ancora ci assiste, malgrado le nostre incongruenze. Ecco perché ci possiamo infognare nella bestialità più infima e salire fino ad immaginare quel residente in altri cieli, altri pianeti, che ha fatto una capatina qui per compiere degli esperimenti.
Sì, deve essere andata proprio così. O è accaduto il contrario?
Non sarà che siamo dei clandestini naturalizzati terrestri?
Bestiario privato
Come in tutti gli esseri umani, anche in me ci sono delle peculiarità.
Da giovane, il contrastante bisogno di distacco e protezione mi faceva sentire come un gatto nascosto sotto il guscio di una lumaca.
Non si trattava solo di bestiole sedentarie, cresciute in una cattività domestica. C’erano altri richiami da sottofondi inesplorati. Da uno di questi cunicoli giungeva il musicale vocio degli uccelli che svolazzano nelle paludi. Da un altro si poteva udire il lento ronfare di un’orsetta sonnacchiosa.
Ben separata, un’aquila attendeva nel suo giaciglio.
Che connubio!
Nel tempo della massima energia solare, la necessità di spingermi nell’arena tra i lupi e le tigri ha aperto ignoti istinti corrazzati per l’autodifesa. Il carapace si è indurito ed il gatto ne è uscito per accendersi con sprazzi di leonità, mentre l’orsa musona ha mostrato quanto poco gradisca d’esser disturbata.
E c’è stato il controcanto dell’aquila, libera di volare sopra foreste di intenzioni umane. Se l’avessi tenuta ancora accovacciata, forse avrebbe tentato di mangiarmi il fegato.
Divagando
Fortuna che questo organo si ricrea, come sapevano gli antichi. Essì, altrimenti, come avrebbe potuto realizzarsi il mito di Prometeo, il titano che frequentava la rarissima, abitudine di pensare prima di agire?
Diciamo che se il fuoco era inteso come calore, già che c’era lo poteva distribuire meglio. A sua giustificazione si può prevedere l’ipotesi che non abbia fatto in tempo a rifinire il lavoro. E se fosse stato lui a spargere la scintilla che ci contraddistingue?
Io la butto lì, tirate voi le congetture.
A proposito del fegato, non dimentichiamo l’etrusca mania di studiarvi gli umani destini. Sospetto che le genti antiche avessero conoscenze maggiori di quelle che hanno tramandato. Chissà dove le hanno nascoste. Temevano per il loro fegato?
Torniamo a noi
Nel tempo dei riepiloghi sono tornata ad affamigliarmi con bestiole casarecce.
Oggi sono una placida tartaruga della terza, quasi quarta età, ramenga per le vie di casa e del cortile, ma non ho rinunciato a tutelare la mia zona di pertinenza.
Va detto che ha preso campo l’uccello bisognoso del respiro delle paludi. Ed è per consentirgli di circumnavigare tra terra acqua e cielo, cioè, tra cervello, memoria e pensieri che vivo come una tartaruga e mi comporto da orsa, come si evince dal mio psedudonimo.
La cosa migliore è lasciare appisolato questo residuo di aggressività. Quando si è preteso di farmi arresa ha sempre reagito in maniera spropositata.
Come dire: voi suonate le vostre trombe, io suono il mio martello.
L’aquila azzarda ancora il libero volo e qualche volta ci riesce. È una meraviglia osservare dall’alto le diramazioni delle prospettive umane. Queste ricognizioni non cambiano le cause che hanno partorito i nostri affanni, però aumentano la consapevolezza di come si vorrebbe far girare il mondo. Vi pare poco?
È così che mi piace stare.
È bello andare a spasso tra le paludi della memoria, protetti e irrobustiti dalle esperienze passate, ma è ancora più bello essere capaci di volare con ali libere.
Somiglianze
Dopo tutto ‘sto panegirico, almeno noi della terza e quarta età dovremmo aver capito che non siamo solo angeli o solo demoni. Siamo molto di più.
A questo punto una miriade di domande ribolle fino a venire a galla.
Se non conosciamo lo zibaldone che ci abita, come possiamo gestire noi stessi?
Come possiamo sapere come hanno avuto corso le nostre scelte?
Ci sarebbe da riflettere. Altro che libero arbitrio!
C’è tanta roba incognita dentro di noi, ma per conoscerla dobbiamo accettare il bestiario che scorrazza a suo piacimento quando meno te l’aspetti e non sempre ti dà il tempo di rimediare.
Viene il sospetto che se ci mangiamo qualche coscia di pollo ce la siamo guadagnata.
Zoologia fantastica
Prima di chiudere dovremmo buttare un occhio o due su quegli animali fantastici che sintetizzano le varie tipologie umane.
Nel Manuale di zoologia fantastica di Borges si apprende l’esistenza di chimeriche mangiatrici di propositi su cui scherzava Rabelais. Mi chiedo in quanti di noi si specchino i simurg, gli uccelli immortali che nidificano sull’albero dei semi di conoscenza. Sempre che trovino qualcosa da specchiare.
In me ha fatto sicuramente il nido la scimmia dell’inchiostro.
Guardatevi in giro.
E voi, avete mai provato a scovare gli animali che circoscrivono l’area dei vostri bisogni, del vostro sentire e fare? Non volete sapere a quali specie rassomigliate? Non vi accontentate di studiare i comportamenti di cani e gatti. C’è molto altro da scoprire. Andate al giardino zoologico. Guardate come si muovono, agiscono, reagiscono, i nostri lontani antenati, ancora tanto vicini.
Vi capiterà di ritrovare i comportamenti di questo o quel conoscente. E potreste scoprire proprietà di cui vantarsi ed altre che sarebbe conveniente tenere accucciate. Fino a prova contraria.
Un augurio
Intorno a noi vi sono bestiole che mostrano una grande capacità sentimenti, come l’amore, la gratitudine, ed una dedizione fino al sacrificio.
L’augurio migliore che io possa darvi è di far parte di una famiglia che ha in sé il pellicano e l’upupa.
Il primo nutre la prole col suo sangue, il secondo cura il genitore fino a rendergli la gioventù.