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SPICCIOLI DI PSICOLOGIA

AF – DF

Prima dell’avvento di Freud, il bisogno di smaltire i rimpianti e placare i rancori era affidato al confessionale. Qui non mi soffermo sulle conseguenze derivanti dal rivelare le proprie negligenze alle norme scritte o sottintese del contesto civile, ma sulla geniale intuizione che consumare il fiato per condividere speranze ed afflizioni sia un fondamento della salute psicofisica.

Volete una dimostrazione? Tappate il tubo di scarico della vostra auto.

Scienze esatte

Vituperata plasmata monitorata, la psicoanalisi è ormai incensata come una branca delle scienze esatte. Lo è, come le altre, fino alla prova contraria. Sappiamo tutti che gli studi sulle leggi naturali sono soggetti ad una scia di ricerche e sperimentazioni che possono destabilizzare l’autarchia dei principi in voga.

Tutto è in moto, carimiei, anche le convinzioni umane.

L’era della comunicazione

Gli strumenti tecnologici si sono affratellati alla psicologia nell’esaudire il nostro bisogno di partecipazione.

Il nemico ci ascolta, si diceva una volta. Oggi, un enorme orecchio attraversa montagne ed oceani per origliare pensieri ed idee messe in circolo con una modica cifra mensile e senza chiedere le novene del rosario.

Sta qui il bello ed il difficile, nel vagliare le possibilità proposte al pensiero individuale, libero da cesoie e indici e censure.

Poco male se desumere gusti e tendenze correnti serve ad elaborare consumi e strategie, finché si rimane su binari leciti. Dovremo pur vivere, in qualche modo.

Il migliore dei mondi possibili

Mi chiedo se Voltaire avrebbe considerato il nostro mondo il migliore possibile.

I racconti di chi ha vissuto nei primi cinquant’anni del ‘900 dimostrano che si può fare a meno di molte cose che oggi ritieniamo indispensabili, sebbene nessuno rinunci volentieri ai propri gingilli, malgrado l’inquinante controvalore.

E quante smanie per restare calmini qualche mese, pur con tutto l’arsenalecomunicativo che abbiamo in dotazione!

“Date al popolo le brioches.”, pare che abbia detto una regina in anticipo sui tempi.

“Dopo di noi, altro che Diluvio!”, avrebbe risposto, più o meno, l’amante del marito.

Non è dato sapere se i due aneddoti corrispondano a verità, però esprimono il nostro tempo in maniera egregia.

‘L’una gente sen’va, l’altra sen viene…’ direbbe Dante.

State accorti

Qual’è la soluzione ad un vivere partecipativo, accorto, ma non rinunciatario? Andare con funambolesche acrobazie dove porta il vento, o restare zitti e buci nel proprio cantuccio, con una blanda visione imposta da tradizioni e traduzioni accomodate, da cui uscire chianne chianne e solo per causa di forza maggiore?

Qualcuno disse: ”I pazzi hanno il cuore in bocca mentre i saggi hanno la bocca nel cuore.” Detto così, non sembra un linciaggio alla confidenza?

Era più spiccio mio padre quando chiedeva: ‘Apri bocca per dar aria all’ugola?’ perché avevo perso il senso originario di un discorso. Non mi accorgevo dell’imprudenza di buttare tutte le mie carte sul tavolo. È una libertà che solo la famiglia può concedere; quella di orgine, intendo, ché nella successiva accordare i suoni è più complicato.

Stando così le cose, si prende l’abitudine di consumare in silenzio considerazioni e riflessioni. Che poi, riflessi di cosa? Bella domanda! Qualcuno dovrà trovarla una risposta, prima o poi.

Sunti di psicologia parecchio spicciola

È proprio vero che si vive per imparare. E non basta una vita, con tutto quello che c’è da sapere! No che non basta per frugare nella catena di sogni mossi, di fatti rimossi, isterie ipnosi lapsus transfert processi e complessi vari. Non mi addentro oltre, altrimenti chissà dove si va a parare.

Che polpettone, la nostra psiche! Sarà a causa del miscuglio di ingredienti bene o male dosati, e dei conseguenti procedimenti di lavorazione e di scarto se non perdo l’abitudine di uscire dal discorso seminato?

A questo punto devo fare una confessione. Pochi giorni fa, leggendo le supposte, nel senso di supponenti, analisi psicologiche dei personaggi descritti nei cartoni animati di Walt Disney, ho appreso che le mie ‘bizzarrie’, argomento di conversazione tra le innumerevoli zie della mia infanzia, hanno nomi e cognomicosì roboanti che incutono soggezione solo a tentare di ripeterli.

E non sghignazzate. Ciascuno si muove a tutt’agio nelle proprie acque, dico io.

A proposito di bizzarrie

Detto questo, voi che avreste fatto? Io sono andata a scartabellare ed ho scoperto che la mia psiche è un’insalata mista di patologie appese ai bordi.Nel senso cheun piede poggia nella stabilità mentale, sempre che esista, l’altro penzola sopra un serpentaio di cosiddette sindromi.

Eccovi una sfilza di quelle che prima dell’era freudiana si chiamavano, ubbie, manie, fobie pallini… Bizzarrie, appunto. Sentite come svolazzano lievi, leggere, queste parole che sgomitano con boncore sulle umane imperfezioni? Sembrano emanazioni delle farfalleche anticamente indicavano quei 22 grammi (l’aggiunta del peso è recente) di spirito o anima che se ne uscivano dal corpo fisico per tornare alla stazione di provenienza, chissadove.

Ma sugli Dei, singoli, multipli o ufo torneremo in seguito.

Elenco delle mie anomalie

Io spulcio le mie, voi controllate le vostre. Non crediate di esserne immuni. Nessuno lo è. Gli eredi di Freud sostengono che siamo tutti nevrotici, quindi anche loro. La differenza sta nel fatto che chi dispone di mezzi cognitivi sull’inconscio (?!) sa dove parare, mentre gli altri, poverinoi!

Però, se abbiamo tutti una psiche malandata, significa che dovunque ci voltiamo c’è imperfezione.

E menomale, ché mi sentivo sola.

Via all’elenco

In famiglia e in amicizia vi sono persone che della psicologia fanno mestiere. È dunque cosa savia, per salvare i rapporti ed ovviare ai reclami, che io difenda le mie turbolenze con un contraddittorio.

Mi avvalgo di un diritto appellandomi al secondo comma dell’art 111 della nostra Costituzione. Andate, andate a leggerlo.

Sindrome di Diogene

Si riferisce a coloro che tendono ad accumulare gli oggetti. Parrebbe un sacrilegio gettarli via. Questa tipologia colpisce, di solito, gli anziani.

-Per forza! Maggiore il tempo vissuto, maggiori saranno i ricordi preservati. E poi, un sacrilegio, che esagerazione! Forse un pizzico di scaramanzia. Rasserena ritrovare il proprio mondo privato ogni mattina, oppure tornando da fuori. Pensateci. Le persone vanno e vengono, malgrado l’affetto scambiato insieme alle reciproche affinità. Le familiari carabattole restano, fanno vita in comune con noi, quasi come animali domestici. E mantengono la memoria di un momento particolare o di chi li ha donati. È così difficile da capire?

I libri, poi, fanno una compagnia più costante di tanti passanti ‘per caso’. Non so se mi conviene dirlo. Massì che lo dico. Io ci chiacchiero con i loro autori. Discuto sulle scelte e le idee di quelli che amo e ci litigo pure, qualche volta. Chissà se è una patologia psichica dialogare con le cose immote, in specie se pretendiamo che rispondano. A voi non capita?

Sindrome di Stoccolma

Configura l’atteggiamento della vittima che sviluppa un legame con la persona di cui sente prigioniera.

-Evvia! Questa è la banalissima storia di molte banalissime convivenze.

Prendiamo ‘La Bella e la Bestia.’ Una giovane donna cerca il padre e trova un tizio che pretende di sostituirlo. Qui, almeno, la fiaba cambia registro. Intanto, lui non si presenta come il solito schiribilloso principino azzurro. È travestito da assurdo bestione, genere minotauro (qui la si potrebbe tirare per le lunghe), ed è su di lui che il bacio funziona, tanto per cambiare.

Nella realtà capita che i principi baciati diventino rospi e le principesse ranocchie. Chi non è d’accordo, alzi la mano quando è solo.

Agorafobia

Descrive il timore ossessivo degli spazi aperti. Nella fiaba Frozen, la protagonista perde i genitori e per questo motivo si chiude in se stessa.

-Perché voi, nei suoi panni, andreste in piazza a ballare la tarantella?

Ed ora vediamo di capirci sull’imbarazzante, sfrontato esibizionismo degli spazi aperti. Il mare e le montagne sono i bellissimi, superbi, astri della Terra. Dall’alto e dal largo della loro titanica mole soggiogano l’umanità, imponendo rispetto e ammirazione. Evvia, quella è roba da istrioni. Non è un rapporto alla pari.

Volete mettere la filata conseguente di pensieri scorrazzanti tra colline, giardini, orti, laghi, fiumi? Sono bassini, alla nostra portata, Mi ci sento a casa, io, forse perché rammentano i luoghi dove sono nata, anche se di passaggio.

Sinestesia

Porta a dissociare gli stimoli dai reciproci sensi. I suoni sono veduti, i colori ascoltati e cosi via.

-A me capita una versione meno poetica. Qualche volta, guardando i canali ‘mangiarecci’, sento lo stuzzicante aroma del piatto esposto in bellavista. Si tratti di un arrosto o del fritto di mare, vi assicuro che non proviene dalla mia cucina, dove queste gioie del palato sono precluse. Non sono vegetariana, però mangio raramente la carne di manzo ed i cibi fritti non sono graditi al mio stomaco, purtroppo.

Vogliamo dire che la mia sinestesia è un miraggio della pancia?

Prosopagnosia

Consiste nell’incapacità di riconoscere i volti delle persone.

-Intanto, che sindrome si deve avere per trovare un nome simile?

Approfitto dell’argomento per rivolgermi alla casta femminile. Che ne pensate di quel principe azzurro che vi cerca in ogni dove però non ricorda il vostro volto e per chiedervi di vivere con lui finché divorzio non vi separi, si appella alla misura del piede? Lui, sì, che aveva dei problemucci. E meno male che era un principe, sennò chi lo pigliava?

La mia sindromeè in forma più leggera di quella del principe sbadato. I parenti li ho sempre riconosciuti; pure gli amici e qualche estraneo, alla lunga. Il guaio è che un volto devo vederlo innumerevoli volte perché si imprima nella memoria, ma più il tempo passa senza incontrarsi, più il riconoscimento sbiadisce. Certo è che nel lavoro e nei rapporti sociali qualche grattacapo l’ho avuto.

Un ricordo.Quando eravamo giovincelle, mia cugina ed io, non salutavamo nessuno camminando per strada, e così ci chiamavano le principesse, le superbe. Il fatto è che c’erano dei fattori imprescindibili, oltre alla timidezza: io avevo la prosocosasuddetta, anche se non lo sapevo, e lei non portava gli occhiali, sebbene fosse miope ed era difficile salvarla dai pali stradali.

Ecco fatto

L’elenco, almeno quello che si riferisce alle patologie dei personaggi disneyani finisce qui.

Anche se tengo a ricordare che non è stato Disney ad inventare Cenerentola, Biancaneve, Pinocchio e compagnia bella, ma Perrault, i fratelli Grimm, Collodi, riconosco che quella ricerca mi è servita a prendere coscienza delle mie anomalie. Che poi sono a pizzichi e bocconi. Uno zinzino di questo, due di quello. Almeno credo. Delle altre niente so. Potrei aggiungere che qualche volta sono distratta, altre smemorata, e poco altro.

Tutto qui, sennò mi avrebbero già ricoverata.

Sì, sì, aspettate a ridere dopo aver fatto il vostro elenco, ché sicuramente ne avrete d’avanzo anche voi da raccontare.

Forza, fatevi coraggio. Perchéarrovellarsi per una ‘psicastenia’ o qualche ‘ossessione compulsiva’, se perfino i Soloni autorizzati a grattare dentro la nostra psiche ammettono di non esserne immuni. Pensate alle fissazioni di Freud…

A ciascuno il suo

Grazie alla psicologia, frutto di antichissimi alberi greci, abbiamo imparato a giustificare molti umanissimi difetti, inclusi i famosi sette vizi capitali. Verissimo, però non sono sempre facili la comprensione e la misericordia, davanti alla mostra dei privati minotauri che ci portiamo appresso.

La mia esperienza personale mi porta a detestare dueforme caratteriali in cui mi sono imbattuta: l’aggressività e la malignità. La prima, figlia dell’ira, può essere causata da qualche disavventura precedente; anche la seconda, acido figlio di invidia e gelosia, avrà delle scusanti; tuttavia, consiglio di scansare i portatori di queste tare, tanto non c’è rimedio.

Parodiando una lezione umanitaria improbabile da gestire, si potrebbe sostenere che per amare e rispettare gli altri, così come sono fatti, dovremmo imparare ad amare e rispettare se stessi.

Secondo me, il modo migliore è quello di evitare, una volta per tutte, le persone che della molestia fanno mestiere.

In difesa delle psiche offese

Malgrado questi inciampi, voglio proseguire la difesa delle psiche offese mettendo in campo alcune diversità così ben descritte da alcuni amatissimi scrittori.

Ricordate ‘I Nostri Antenati’ di Calvino?

Chi può negare di essere stato, almeno una volta nella vita, invisibile quanto il cavaliere Agilulfo, dimezzato tra bene e male, come il visconte Medardo, o rampando alla ricerca di se stesso, alla maniera di Cosimo di Rondò?

E quanti di noi sono consapevoli di vivere in un mondo simile a quello che Eco ha cucito addosso al suo ‘Baudolino,’ spudorato eroe nell’arte di arrangiare la vita?

Bando a queste digressioni, per ora. Ci tornerò, prima o poi.

Con un poco di zucchero…

Prima di chiudere voglio ringraziare Walt Disney per aver fatto sorridere e ridere generazioni di bambini. I colori e le musiche dei suoi film hanno acceso la nostra infanzia fin dal dopoguerra, quando la vita pareva una landa spenta.

Grazie a lui, ho compreso che l’attitudine a cucciarmi dentro di me proveniva dalla mancanza d’interesse per un mondo che non somigliava a quello, aperto e possibilista, che la sua fantasia ha risvegliato.

Orsina

Tratto dal romanzo ‘Vaghe stelle d’Orsina’, per concessione dell’autrice.