Quali possono essere gli svaghi degli anziani al tempo del coronavirus? I viaggi sono sospesi, le palestre chiuse. L’unico sport concesso sta nella giratina al supermercato e ritorno.
E così corrono i pensieri alle gesta, nostre ed altrui, che si svolgevano fuori dalle mura domestiche.
C’era una volta, e speriamo che torni presto, l’uso di svagare le giornate con le lezione di danza, classica o popolare, le biciclettate all’aria aperta,
E si sospira per i perduti capannelli con gli amici, le curve e le gradinate deserte.
Rievocazioni storiche
Chissà se la prossima estate potremo assistere agli storici tornei. Piacciono anche agli anziani i gagliardi spettacoli, malgrado le spinte alla globalizzazione, o forse, per accogliere i mutamenti degli ultimi decenni senza disperdere le proprie usanze.
Nella mia Toscana, il ricordo deile antiche giostre rionali si ritrova nel calcio in costume, il palio, la giostra del saracino e tanti altre festose commemorazioni del nostro passato.
Nei tempi pandemici conviene rivolgere l’attenzione alle abilità che non sono misurate in mezzo alla folla, di campioni forzuti a due o quattro zampe. Anche nell’alimentazione ci sono le faide campanilistiche. E come ci si accapiglia nel contestare la provenienza ‘vera’ delle cosiddette ricette regionali!
Le nonne cuciniere
Io non sono una di quelle nonne cuciniere inneggiate alla televisione dai ricordi di chef e comuni mortali, nostalgici del buon vecchio, indigesto, cibo.
Ho sempre cucinato per bisogno, supportata l’imperizia dall’avvento dei prodotti surgelati e da qualche straccio di fantasia.
Corso di cucina.
Ecco perché, parecchi anni or sono, frequentai un corso di cucina. Alla ‘maestra’ che eseguiva i piatti applicando istruzioni che si trovano dovunque, chiesi di inserire qualche variabile, tanto per cambiare. Lei si risenti. “Qui si insegnano i metodi tradizionali!”
Io, tapina, mi tacqui, ohibò.
Tornai a casa borbottando: chi vuole cucinare le ricette come sono nate dovrebbe far ricerche sugli usi alimentari in voga centinaia di anni fa. Forse millenni.
Un esempio.
La scottiglia è un tipico piatto etrusco, a cui, oggi, si aggiungono i pomodori. All’inizio, come molti piatti popolari, era fatta con gli avanzi, probabilmente di carni arrostite.
Il resto dipendeva, ed ancora dipende, dalle zone in cui si pratica.
Ricette del tempo che fu: scottiglia di Pratovecchio
Mario da Monte, pseudonimo di un gaudente gastronomo vissuto nei primi anni del novecento, prevede una base di manzo agnello pollo anatra tacchino faraona coniglio piccione maiale. Pare che si possa evitare soltanto il manzo e il piccione. E menomale!
Preparazione:
Fate imbiondire il classico battuto di cipolla carota, sedano in un tegame d coccio, se lo avete; altrimenti usate il solito tegame, sperando che l’autore della ricetta non la prenda male.
Aggiungere le carni, girandole più volte nell’olio evo per farle rosolare. A seguire: abbondante vino rosso e brodo di carne.
Dopo due ore di lento blo blo, unire passata e concentrato di pomodoro, sale, peperoncino.q.b. Infine, la chicca: fette di pane ben tostato e agliato.
Questa è la ricetta in uso a Pratovecchio, delizioso paese del Casentino. Messa così, sembra un piatto eccellente, forse troppo ricco per noi dell’era quarta! Nei paesi limitrofi corrono altre versioni; figuriamoci le mutazioni, appena ci si allontana!
Insomma, tutto fa brodo, purché sia saporoso, per realizzare la scottiglia!
Variante per stomaci bizzosi
La mia personale rivisitazione, e pazienza se scandalizzerò qualche contrada, prevede pollo e coniglio, arrostiti separatamente con olio evo, peperoncino (pochino) aglio, rosmarino, salvia, sale e mezzo bicchiere di vino; al maiale, o all’agnello (metto solo uno dei due), aggiungo l’alloro. A fine cottura unisco le carni e le spadello insieme a qualche pezzetto di pomodoro.